I termini giuridico-istituzionali e le ragioni di sostanza della vertenza fra il ministro delle Infrastrutture e Cgil-Uil sullo sciopero dei trasporti, nell’ambito dello sciopero generale: la vera questione che si nasconde sotto lo scontro mediatico.
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Greta Thunberg è stata nominata “Personaggio del 2019” da Time. Si tratta della persona più giovane ad aver mai ottenuto il riconoscimento. Del resto, per questa emblematica figura, non è l’unico premio dell’anno e forse nemmeno il più importante.
Sui social media prevale l’antipolitica e si fa strada il desiderio di astensione. Intanto però nel 2017 1,2 milioni di contribuenti hanno colto l’occasione per conferire il 2 per mille della loro Irpef ai partiti. Tutte le forze politiche hanno avuto un aumento di fondi, specie quelle più radicate sul territorio come Pd e Lega.
I nostri calcoli indicano che dalle due proposte di flat tax (Irpef ad aliquota unica) di Lega e Forza Italia arriverebbero maggiori guadagni per i più ricchi e una perdita di gettito vicina ai 50 miliardi. Un buco difficile da coprire persino se recuperassimo tutte le imposte evase. In Usa una riforma fiscale con scarse coperture è già stata approvata. La parte relativa ai redditi societari rappresenta una dichiarazione di guerra fiscale all’Europa. Ma è anche una frustata di ammodernamento con l’intento di riguadagnare competitività.
Anche le pensioni scatenano la creatività dei leader dell’opposizione, sia per le generose promesse sia per le fonti a cui attingere le coperture. Inedite sintonie anche su altri fronti: oltre a Salvini e Di Maio, il leader di Leu Pietro Grasso abbraccia la tesi delle vaccinazioni per scelta e non per obbligo. Sostenendo che nel Veneto questa prassi ha centrato l’obiettivo della quasi totale copertura vaccinale. Un’affermazione falsa, come documenta questo fact-checking de lavoce.info.
Per ridurre il numero di contratti a tempo determinato – relativi a oltre 3 milioni di lavoratori in un anno – ci sono vari strumenti: restrizioni temporali, disincentivi economici, limiti numerici per ogni impresa. Ognuno con pro e contro. Anzitutto c’è però da capire se e quando le posizioni di lavoro sono davvero temporanee.
Tra i disegni di legge da ripresentare al prossimo Parlamento, quello con nuove regole per gli scioperi nei servizi pubblici. Area ad alta conflittualità che causa odiosi disagi ai cittadini. La proposta principale: limitare ai sindacati più rappresentativi il diritto di proclamare lo sciopero. Semplice e (forse) efficace.
Mercoledi 15 aprile, In quasi 200 città degli Stati Uniti migliaia di lavoratori “a basso salario”, o low-wage workers, hanno scioperato, durante una giornata di protesta nazionale nell’ambito della campagna #fightfor15. “Fifteen” sta per i 15 dollari all’ora che i lavoratori chiedono come salario minimo, un aumento stellare rispetto all’attuale salario minimo federale di 7,25 dollari, in realtà superato, in genere di poco, in quasi tutti gli stati.
Si torna a parlare di una legge sulla rappresentanza sindacale. Ma è davvero necessaria? Ci sono buone ragioni per ritenere che oggi creerebbe più problemi di quanti ne potrebbe risolvere. Le regole certe, il diritto di sciopero e il nodo della rappresentanza delle associazioni datoriali.
Lo sciopero proclamato dall’associazione sindacale dei calciatori è una normale azione di lotta, messa in atto per protestare contro l’atteggiamento della controparte che vuole imporre nuove regole, ritenute contrarie agli interessi dei lavoratori del mondo del calcio.
NON SONO TUTTI ETO’O
Nonostante il tentativo di mediazione della Federazione, si sono rotte le trattative tra la Lega di serie A e l’Associazione italiana calciatori per il rinnovo del contratto di lavoro dei calciatori, da tempo scaduto. In particolare, il sindacato calciatori s’è rifiutato di trattare su due materie, ritenendo del tutto irricevibili le proposte avanzate dalla Lega.
Ora, al di là del merito della questione, va sottolineata l’assoluta normalità della vicenda se la si colloca sul giusto piano delle relazioni industriali e segnatamente del dialogo tra rappresentanze degli interessi dei lavoratori e dei datori di lavoro. La risonanza mediatica di quest’avvenimento deriva dalla circostanza che il calcio rappresenta lo sport nazionale e televisivo per eccellenza, che genera un enorme business. Ma non va trascurato che i calciatori sono dei lavoratori subordinati come tutti gli altri e come tutti gli altri hanno il diritto di difendere le loro aspettative, anche con lo strumento dello sciopero. È pertanto erronea la posizione di chi sostiene che i calciatori, in quanto milionari, non dovrebbero scioperare. Anzitutto, va messo in evidenza che non tutti i calciatori professionisti hanno ingaggi particolarmente elevati, tali da giustificare appunto lappellativo di milionario. Peraltro, la lievitazione dei compensi dei calciatori è da imputare alle stesse società datrici di lavoro che, pur di accaparrarsi i soggetti più prestigiosi, non hanno badato a spese. E così è sorprendente che ora tanti presidenti di serie A gridino allo scandalo solo perché i calciatori non vogliono accettare regole ritenute peggiorative della loro condizione. Parafrasando la battuta di un celebre film, si potrebbe dire loro: è il mercato, bellezza, e tu non puoi farci niente.
Inoltre, non va trascurato che al di fuori dell’area professionistica, definita in modo autonomo dalla Federazione, operano i cosiddetti calciatori dilettanti che, in realtà, dilettanti non sono, ma sono bensì professionisti di fatto. Nell’area dilettantistica limitrofa a quella professionistica, gli sportivi svolgono l’attività alla stregua di un vero e proprio lavoro, come i colleghi della zona più elevata, anche se non hanno il riconoscimento del relativo status. E le tutele, per quanto limitate, di cui godono questi professionisti di fatto, sono state ottenute grazie alla pressione dell’Associazione italiana calciatori e quindi dei calciatori professionisti riconosciuti come tali. In sostanza, secondo una tradizione consolidata delle relazioni industriali, la maggiore forza contrattuale di alcuni lavoratori ha permesso di difendere anche quelli più deboli. Ciò dimostra quanto sia ancora importante l’azione collettiva e quindi il ruolo del sindacato per estendere e diffondere la solidarietà nel mondo del lavoro.
Nella vicenda del rinnovo del contratto dei calciatori, torti e ragioni non stanno da una sola parte. Per esempio, hanno ragione le società sugli allenamenti separati per i fuori rosa. Mentre appaiono corrette le obiezioni dei calciatori alle nuove regole sui trasferimenti. Lo sciopero forse può essere ancora evitato, ma occorre che entrambe le parti siano disposte a fare delle concessioni. Ma se sciopero sarà, come sarà calcolata la trattenuta sullo stipendio? Si possono considerare questi atleti alla stregua dei lavoratori?