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Così la tecnologia aiuta la didattica

La didattica a distanza durante la pandemia ha comportato perdite di apprendimento tra gli studenti, ma non in modo omogeneo. Le differenze dipendono dagli insegnanti: alcuni hanno utilizzato bene gli strumenti didattici digitali, altri meno.

I docenti e la didattica digitale

A tre anni dall’inizio dell’emergenza Covid-19, abbiamo ormai diversi strumenti per riflettere sulle conseguenze di un fenomeno senza precedenti che, tra marzo e giugno 2020, ha determinato la chiusura di tutte le scuole italiane, rendendo la didattica a distanza l’unica modalità di insegnamento possibile.

Diversi studi accademici hanno dimostrato la presenza di una associazione negativa tra la chiusura delle scuole durante la pandemia e i risultati scolastici degli studenti nei periodi successivi. Tuttavia, anche se la presenza del cosiddetto learning loss è ormai acclarata, l’impatto del Covid-19 sembra aver sortito esiti piuttosto eterogenei tra studenti, classi, scuole, territori. È importante quindi riflettere sui potenziali meccanismi che hanno dato origine a tanta varietà. In questa discussione, uno degli elementi centrali è l’utilizzo della tecnologia da parte degli insegnanti e nelle pratiche didattiche messe in atto durante il periodo della pandemia.

In uno studio di ricerca recentemente pubblicato sulla rivista accademica PLOS One, abbiamo affrontato questo tema fondamentale, cercando di comprendere se diverse pratiche di didattica digitale durante il primo periodo della pandemia fossero associate a livelli differenti di apprendimento degli studenti. La ricerca si basa sull’analisi di un set di dati innovativo, che integra le risposte di un questionario somministrato a un campione rappresentativo di insegnanti, tra luglio e settembre 2020, coi risultati delle prove Invalsi degli studenti di quegli stessi insegnanti. Grazie all’integrazione delle due fonti di dati, il nostro è il primo e unico studio che, nel contesto del sistema educativo italiano, analizza il legame tra pratiche di didattica digitale durante la pandemia ed esiti scolastici degli studenti.

Il questionario, somministrato grazie al supporto di Invalsi, ha raccolto informazioni relative alle attività di didattica digitale dei docenti di matematica, italiano e inglese, che tra marzo e giugno 2020 insegnavano nelle classi quarte della scuola primaria e nelle classi seconde della scuola secondaria di I grado. Hanno risposto al questionario circa 1.400 insegnanti, corrispondenti a circa un terzo del campione totale inizialmente individuato; le analisi di robustezza dimostrano, comunque, la rappresentatività e la validità dei risultati nonostante la mancata copertura dell’intero campione.

Quattro classi di insegnanti

L’analisi statistica dei dati a nostra disposizione ha permesso di individuare quattro classi latenti di insegnanti sulla base del livello di utilizzo di strumenti di didattica digitale durante la chiusura delle scuole (marzo-giugno 2020). In particolare, abbiamo analizzato con quale intensità i docenti utilizzassero (i) strumenti digitali a supporto della didattica sincrona, (ii) strumenti digitali a supporto della didattica asincrona e (iii) strumenti digitali per la comunicazione con famiglie e studenti. 

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Come rappresentato in figura 1, abbiamo denominato la prima classe All-round digital (il 9 per cento del totale), in quanto questi docenti hanno ampiamente adottato la maggior parte degli strumenti digitali, dai game didattici alle app per comunicare con famiglie e studenti (questi docenti potrebbero anche essere quelli che utilizzano maggiormente la tecnologia essendo più preparati o motivati). All’estremo opposto, si trova il gruppo dei Resistant to digital (il 33 per cento del totale), ossia gli insegnanti che hanno utilizzato limitatamente tutti gli strumenti digitali considerati nell’analisi. La classe più numerosa corrisponde, invece, agli insegnanti che abbiamo denominato Integrated digital teaching (il 38 per cento del totale). Questo gruppo si distingue per un elevato utilizzo degli strumenti digitali finalizzati alla didattica e un utilizzo invece limitato della tecnologia per comunicare con studenti e famiglie. Infine, l’ultima classe corrisponde agli insegnati da noi definiti Asynchronous chat-based (il 20 per cento del totale), che si differenziano dagli altri gruppi per l’utilizzo prevalente di strumenti digitali asincroni (sia per la didattica che per la comunicazione), ricorrendo meno alle lezioni online live (ad esempio, tramite strumenti di videoconferenza). 

Nella seconda parte dell’analisi, abbiamo investigato se ai quattro gruppi di insegnanti fossero associati risultati scolastici statisticamente diversi (tabella 1). A tale scopo, abbiamo considerato due indicatori: (1) la soddisfazione degli insegnanti riguardo le attività didattiche durante il periodo di chiusura delle scuole (marzo-giugno 2020); (2) i risultati dei test Invalsi nelle rispettive materie (matematica, italiano, inglese) misurati a maggio 2021. Nell’insieme, i due indicatori forniscono una misura comprensiva dei risultati scolastici: la soddisfazione degli insegnanti permette di catturare elementi più qualitativi, come la motivazione degli studenti e la loro autonomia; mentre i risultati dei test standardizzati forniscono una misura più oggettiva dell’apprendimento degli studenti nel medio periodo. I test del chi-quadro stimati tra le quattro classi latenti mostrano che i docenti appartenenti alle categorie All-round digital e Integrated digital teaching hanno riportato un più elevato grado di soddisfazione rispetto ai loro colleghi delle altre due categorie. Inoltre, agli studenti nelle cui classi i docenti hanno mostrato un approccio Integrated digital teaching sono associati risultati dei test Invalsi migliori, rispetto a quelli i cui docenti appartengono altri tre gruppi di insegnanti. 

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Dai risultati della ricerca emergono diverse riflessioni. In primo luogo, la presenza di circa un terzo di insegnanti classificati come Resistant to digital mette in luce una criticità del sistema scolastico italiano, che sembra essersi trovato poco preparato davanti all’improvvisa necessità di svolgere una didattica completamente online. Il dato è ancora più preoccupante se si pensa che la percentuale dei Resistant to digital potrebbe essere (stata) in realtà più elevata, data la probabilità che gli insegnanti che non hanno risposto all’indagine survey possano essere anche i meno avvezzi all’utilizzo del digitale. 

I risultati del nostro studio forniscono anche indicazioni dei possibili fattori su cui sarebbe necessario fare leva per aumentare la propensione dell’utilizzo della tecnologia nelle scuole italiane. Esperienze pregresse di utilizzo della didattica online e corsi dedicati al tema sono associati a un più ampio utilizzo degli strumenti digitali da parte degli insegnanti. Dunque, potrebbe essere già in atto una trasformazione verso una scuola più preparata a saper integrare gli strumenti digitali alle didattiche più diffuse, se consideriamo che in questi ultimi tre anni la maggior parte degli insegnanti ha aumentato in modo notevole (pur in un contesto spesso emergenziale) conoscenza e uso della didattica online.

La seconda riflessione che emerge dal nostro studio è il ruolo fondamentale della tecnologia nel mitigare l’impatto della chiusura delle scuole sull’apprendimento degli alunni. È importante sottolineare che i migliori risultati scolastici sono associati agli insegnanti che hanno concentrato l’utilizzo della tecnologia nelle attività didattiche. È quindi centrale che l’innovazione digitale nelle scuole si focalizzi sugli strumenti tecnologici a supporto delle lezioni, più che nelle attività ausiliarie.

Figura 1 – Classi latenti di insegnanti sulla base dell’utilizzo degli strumenti digitali

Immagine che contiene grafico

Descrizione generata automaticamente

Fonte: Bertoletti et al. (2023).

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  1. Felice

    Salve, oltre che sui test del chi-quadro stimati tra le quattro classi latenti, l’affermazione “i migliori risultati scolastici sono associati agli insegnanti che hanno concentrato l’utilizzo della tecnologia nelle attività didattiche.” si basa su qualche altra analisi in cui si controlla per caratteristiche o fattori che possono impattare sugli apprendimenti degli studenti? Grazie dell’attenzione.

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