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La retorica leghista fa male ai bambini

La retorica “anti-immigrati” ha effetti reali sul benessere delle persone e soprattutto sui bambini. Lo dimostra uno studio che certifica l’aumento degli atti di bullismo negli anni delle elezioni nei comuni dove la Lega ha un forte supporto elettorale.

La retorica anti-immigrati

L’emergenza Covid-19 ci ha risparmiati per qualche tempo da quella retorica leghista che aveva fatto dell’immigrazione il problema numero uno: ne derivavano criminalità, disoccupazione, disagio delle classi più povere, mancanza di servizi e qualunque altra cosa. Resta però immutato il fatto che in Italia, come in molti altri paesi, i partiti anti-immigrazione godono oggi, come nel periodo pre-emergenza sanitaria, di un ampio consenso.

I leader di questi partiti sono noti per l’utilizzo di una retorica estrema. Famoso il caso di Umberto Bossi, che nel 2003 suggeriva alle autorità italiane di aprire il fuoco sulle imbarcazioni che trasportavano migranti (intervista al Corriere della Sera, 16 giugno 2003). Non meno altisonanti sono le affermazioni di Matteo Salvini, basta citarne due recentissime: “Arrivano altri immigrati che staranno a scrocco, questa gente non la vogliamo” e “Perché il governo importa immigrati infetti?” Lo stesso tipo di retorica è stata utilizzata durante il referendum sulla Brexit del 2015 e durante la prima campagna presidenziale di Donald Trump. L’effetto della retorica divisiva è dannoso per la società: ci sono, ad esempio, studi che mostrano come nel Regno Unito, dopo il referendum, si sia verificato un notevole aumento dei crimini d’odio (Meleady et al., 2017; Shilter, 2018) e che la stessa tipologia di reato sia significativamente più frequente nei comuni italiani dove è al potere un sindaco di estrema destra (Romarri; 2019). Effetti negativi possono manifestarsi anche tra i banchi di scuola: sembrerebbe ad esempio che l’elezione di Trump sia coincisa con un aumento degli atti di bullismo a sfondo razziale (Huang and Cornell, 2019).

Gli effetti sul bullismo

L’effetto negativo sui bambini di un clima politico ostile ai migranti emerge anche da un nostro recente studio. Prendiamo in esame gli atti di bullismo sperimentati dai ragazzini che frequentano la quinta classe della scuola primaria in Italia, rilevati dal questionario Invalsi somministrato in maggio (che solitamente coincide con il periodo di campagna elettorale in caso di elezioni amministrative), e cerchiamo di capire se sono influenzati dal clima politico a livello comunale.

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L’identificazione di un effetto causale non è semplice: un clima politico più o meno avverso agli immigrati può essere correlato ad altri fattori che possono anche influenzare il grado di violenza osservato nelle scuole. Ad esempio, l’intolleranza nei confronti dei migranti potrebbe essere maggiore nei comuni più svantaggiati dal punto di vista socioeconomico e lo svantaggio potrebbe essere correlato alla diffusione del bullismo nelle scuole, senza avere nulla a che fare con la retorica utilizzata in politica.

L’approccio utilizzato per superare questi problemi è quello di sfruttare i cambiamenti del clima politico che si innescano durante le campagne elettorali per le elezioni amministrative. L’idea di base è che in ogni comune ci possa essere un atteggiamento di maggiore o minore apertura verso gli immigrati, ma durante la campagna elettorale per le elezioni comunali questo clima subisce uno shock. Nei comuni dove la Lega Nord gode di ampio supporto e concorre per le elezioni, la campagna elettorale è tipicamente caratterizzata da una marcata focalizzazione sulle problematiche inerenti all’immigrazione e molto spesso (come dimostrato dalla cronaca) si fa ricorso a un linguaggio “anti-immigrati”. In particolare, sfruttiamo il calendario elettorale scaglionato, tipico del sistema italiano, per cui non tutti i comuni votano per le elezioni amministrative nello stesso anno e la data delle elezioni è determinata da fattori storici, e quindi può essere considerata come uno shock esogeno. Poiché la campagna elettorale con un focus anti-immigrazione è specifica di quei partiti politici, come la Lega Nord, che hanno assunto posizioni anti-immigrazione e anti-immigrati, distinguiamo tra comuni in cui il partito di Salvini ha un sostegno sostanziale (e si candida alle elezioni) e comuni in cui ciò non accade.

Per tener conto del fatto che i due gruppi di comuni differiscono anche in termini di una serie di caratteristiche economiche e sociali, che potrebbero influire direttamente sul bullismo, stimiamo l’effetto di interesse confrontando – nell’ambito dello stesso comune – variazioni negli episodi di bullismo nell’anno in cui si tengono elezioni rispetto a quelli verificatisi nell’anno in cui il voto non c’è.

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I nostri risultati mostrano che negli anni delle elezioni si registra un marcato aumento (di circa il 10 per cento) degli atti di bullismo nelle scuole. L’incremento riguarda i bambini immigrati e si verifica solo nei comuni in cui la Lega Nord ha una forte base elettorale. Inoltre, troviamo che sono i bambini immigrati di prima generazione (nati all’estero) a subire maggiormente atti di bullismo, sia fisico che verbale.

I nostri risultati suggeriscono che la retorica “anti-immigrati” ha effetti reali sul benessere delle persone, soprattutto quelle potenzialmente più vulnerabili. Come mostrato da diverse ricerche, i danni che ne derivano non si limitano al disagio immediato che il bullismo comporta, ma si estendono in maniera marcata e duratura sui risultati scolastici, comportando uno svantaggio economico di lungo termine.

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  1. Savino

    Gli adulti italiani, a partire dai senior, sono tutti dei bulli perchè hanno potuto maneggiare un benessere che le generazioni successive se lo scordano ed hanno potuto assecondare ogni loro pretesa nonostante a scuola non fossero andati o fossero andati solo per scaldare il banco e questa ignoranza oggi si vede tutta.

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