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Occupazione e stipendi: che effetto fanno gli incentivi per le imprese

Largamente utilizzate negli ultimi anni, le politiche di incentivazione al lavoro danno buoni risultati di occupazione se prevedono sgravi consistenti e si rivolgono a target specifici. Sulla retribuzione incidono di più le misure rivolte ai lavoratori.

Le misure di incentivazione al lavoro

Negli ultimi anni, le varie leggi di bilancio hanno sempre proposto nuovi incentivi all’occupazione, con l’obiettivo di sostenere l’occupabilità di categorie deboli del mercato del lavoro, come giovani, donne, aree svantaggiate. Nel rapporto Inps 2023 ne viene fornita una panoramica, in termini di beneficiari e risorse pubbliche impiegate, oltre che un approfondimento dell’impatto sui livelli occupazionali e retributivi di alcune misure.

Il numero complessivo dei rapporti incentivati risulta in espansione: i contratti agevolati aumentano da circa 1 milione nel 2020 a circa 2,207 milioni del 2022 (+118 per cento), con un impiego di risorse pubbliche nel 2022 per circa 7,5 miliardi. Sia nel 2021 che nel 2022, circa un’attivazione su quattro è agevolata (considerando anche le trasformazioni a tempo indeterminato). Se focalizziamo l’attenzione sui singoli incentivi, “Decontribuzione Sud” nel 2022 gioca la parte del leone, con più del 60 per cento del totale dei contratti agevolati. In lieve crescita i contratti di apprendistato, mentre sempre nel 2022 si osserva una contrazione per “Esonero giovani” e “Incentivo donne” dovuta alla sospensione, il 30 giugno 2022, del termine di operatività dell’agevolazione al 100 per cento.

Gli effetti su occupazione e retribuzioni

Per quanto riguarda la valutazione di impatto su misure di occupazione e retributive, ci concentriamo qui su Decontribuzione Sud ed Esonero giovani. La prima misura, attivata dall’articolo 27 della legge n.104/2020 e modificata con la legge n. 178/2020, è estesa a tutti i rapporti, sia nuovi che in essere, riguardanti qualsiasi tipologia contrattuale, e prevede un esonero contributivo pari al 30 per cento fino al 31 dicembre 2025, e successivamente decrescente fino al 2029.

Nella nostra analisi confrontiamo solo le province che sono al confine fra il Sud e il Centro: le province di Caserta, Isernia, L’Aquila e Teramo per il Sud e quelle di Ascoli Piceno, Rieti, Frosinone e Latina per il Centro. Si ipotizza che le dinamiche economiche di territori così vicini siano simili, a meno di shock di politica economica come, appunto, l’agevolazione Decontribuzione Sud.

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La parte superiore della figura 1 mostra gli andamenti occupazionali e retributivi dal marzo 2019 di trattati e controlli (province del Sud e del Centro). Le serie sono state divise per il valore iniziale di marzo 2019; in tal modo in quel mese si avrà, per costruzione, un valore uguale a 1. All’introduzione della misura non si osserva alcun effetto sull’occupazione fino all’autunno del 2021; da quel momento, e fino a fine 2022, l’impatto diventa positivo e relativamente stabile, nell’ordine del 10 per cento. Per le retribuzioni, gli andamenti sono perfettamente sovrapposti fra province del Sud e del Centro, e ciò conferma che una decontribuzione concentrata sulla parte datoriale non genera generalmente effetti retributivi sui beneficiari.

Esonero giovani è previsto dalla legge n. 205/2017 ed è stato modificato dalla legge 178/2020, che ha elevato l’esonero contributivo dal 50 al 100 per cento per 36 mesi (con un limite massimo di 6 mila euro annui) per le assunzioni o trasformazioni a tempo indeterminato effettuate nel biennio 2021-2022 di giovani con età inferiore a 36 anni.

Per la valutazione di impatto è stata utilizzata una metodologia che sfrutta la discontinuità nell’età per l’assegnazione al trattamento e sono stati comparati individui nella classe di età 30-35 anni rispetto a un gruppo di controllo nella classe di età 36-40. Per entrambi i gruppi sono state prese in considerazione le attivazioni che includono le nuove assunzioni (e le trasformazioni a tempo indeterminato) e le retribuzioni.

Figura 1 – Valutazione di impatto Decontribuzione Sud e Esonero giovani

Nella parte inferiore della figura 1 emerge che gli andamenti delle due serie per la classe dei trattati (30-35) e dei controlli (36-40) sono praticamente sovrapposti prima dell’introduzione della misura (gennaio 2021). Successivamente, la differenza in termini percentuali nei due gruppi è significativa: nei mesi successivi al gennaio 2021 e fino al giugno 2022, i tassi di attivazione degli individui trattati eccedono quelli dei controlli in una misura compresa tra il 5 e il 15 per cento. Il differenziale si annulla nel luglio 2022, mese nel quale l’incentivo cessa (in attesa di autorizzazione da parte dell’Unione europea la decontribuzione era al 50 per cento).

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Un’indicazione di massima che è possibile trarre dall’analisi è che l’impatto occupazionale è più rilevante per politiche come Esonero giovani, caratterizzate da uno sgravio sostanziale (100 per cento) su target specifici. Al contrario, per politiche come Decontribuzione Sud, con più basse aliquote di agevolazione (30 per cento) e non rivolte a destinatari specifici, l’impatto positivo è di minore entità e si concretizza solo dopo un relativamente lungo periodo iniziale. In più, Esonero giovani induce un effetto positivo, seppur contenuto, sulle retribuzioni. Il risultato positivo sull’occupazione di Esonero giovani rimane pur utilizzando metodologie più rigorose (l’approccio delle differenze nelle differenze), mentre non è così per Decontribuzione Sud.

Per incidere sulle retribuzioni, si può invece fiscalizzare la parte dei contributi a carico del lavoratore, che sono fuori dal diretto controllo delle imprese. Ciò è stato reso possibile dall’esonero contributivo introdotto dal legislatore nel 2022, con aliquote che sono state aumentate nel 2022 e 2023 (e che sarà prorogato nel 2024): già nel 2022 l’aumento della busta paga non è trascurabile, in media 30-40 euro mensili (circa il 2-3 per cento rispetto ai salari medi). Una simulazione per il 2023, con tutti i limiti che ovviamente una analisi di questo tipo comporta, evidenzia che, a regime, la politica può aumentare di circa 100 euro l’imponibile fiscale mensile, importo non indifferente considerato che il valore medio mensile delle retribuzioni è di circa 1.500 euro (circa il 6-7 per cento).

*Questo articolo viene pubblicato in contemporanea su Menabò di Etica ed Economia.

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I paradossi dello sciopero

  1. Savino

    Non c’è bisogno di incentivi, ma di migliorare il mercato del lavoro, per rendere più vicine domanda e offerta.

  2. Luca

    Piu’ che altro risulta evidente come queste siano misure discriminatorie che vadano a danneggiare chi rimane fuori dai requisiti totalmente arbitrari rispetto alla mansione lavorativa per cui si e’ assunti.
    Che differenza puo’ esserci fra un 35enne e un 36enne in termine di abilita’ al lavoro relative alla sua “giovinezza”?
    Il danno arrecato a chi non ha questi requisiti arbitrari e’ evidente.
    In paesi civili misure di questo tipo sono considerate discriminatorie. I candidati si valutano in base alla formazione, abilita’, conoscenze ed esperienze.
    In Italia all’invio di un CV e’ richiesta data di nascita, sesso, stato di famiglia, residenza e domicilio.
    Sostanzialmente un candidato vale l’altro, l’importantante e’ risparmiare, che non vada in maternita’, che sia flessibile, che raggiunga il luogo di lavoro senza problemi e se non deve pagare un affitto tanto meglio cosi non ha motivi per chiedere piu’ soldi.
    Altro che merito.

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