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Reddito di cittadinanza: le conseguenze dell’abolizione*

Il Reddito di cittadinanza è stato uno strumento cruciale per contenere il disagio economico di molte famiglie nella pandemia. Le misure che lo sostituiscono potrebbero causare un aumento della povertà assoluta e una maggiore concentrazione del reddito. 

Pregi e limiti del Rdc

Il Reddito di cittadinanza (Rdc), la misura bandiera per il sostegno al reddito del Movimento 5 stelle, è stato definitivamente cancellato dal primo gennaio 2024 dal governo di centrodestra, sostituito con l’Assegno di inclusione (AdI), al quale si aggiunge un Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl) destinato ai soggetti definiti occupabili.

Secondo un recente studio della Banca d’Italia, per effetto della revisione, le misure di contrasto alla povertà avranno una portata più limitata, causando una riduzione della platea dei potenziali beneficiari (da 2,1 a 1,2 milioni di nuclei familiari) e – a parità di condizioni – un aumento della povertà assoluta e una maggiore concentrazione del reddito. Sulle spalle dei soggetti più deboli, lo stato risparmierà a regime circa 1,7 miliardi di euro.

Il Rdc, introdotto nel 2019 insieme alla pensione di cittadinanza, ha mostrato alcuni limiti sia nella fase di implementazione che in quella di realizzazione, soprattutto per la mancanza di controlli preventivi sul possesso dei requisiti da parte dei richiedenti, che hanno prestato il fianco ai numerosi detrattori. Critiche sono arrivate anche per il flop sulle politiche attive del lavoro, la scarsa utilità dei navigator e la mancata attivazione da parte dei comuni dei progetti utili alla collettività (Puc), ma queste misure sono state invero ostacolate dallo scoppio della pandemia a inizio 2020.

Il Rdc poteva sicuramente essere costruito e gestito in maniera migliore, ma non si può negare il suo ruolo di stabilizzatore sociale, soprattutto negli anni del Covid, che hanno causato pesanti contraccolpi al mondo del lavoro e al reddito delle famiglie.

Eppure, già allora il 45,9 per cento delle persone intervistate in occasione dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane della Banca d’Italia prevedeva che il Rdc sarebbe stato cancellato di lì a breve, come in effetti è accaduto, con una prevalenza da parte di chi non ne beneficiava. Un quinto dei rispondenti riteneva che potesse essere mantenuto in vigore tra i tre e i dieci anni e poco più di un terzo auspicava che durasse più a lungo o per sempre. 

Tabella 1 – Previsione della durata di mantenimento in vigore del Reddito di cittadinanza/Pensione di cittadinanza per tipologia di rispondente (valori percentuali)

Fonte: Elaborazione su dati Banca d’Italia – Indagine sui bilanci delle famiglie italiane per l’anno 2020

Gli effetti della misura

La distribuzione del reddito disponibile per decili (ogni decile comprende un ugual numero di famiglie ordinate rispetto al reddito) mostra l’entità della disuguaglianza. Nel 2020, il reddito medio delle famiglie è stato di 39.274 euro, ma se le più ricche superavano i 130 mila euro, le più povere si sono dovute accontentare di 7 mila e 500 euro.

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Tabella 2 – Redditi medi familiari e importi medi dei sussidi per decili di popolazione (famiglie) – Anno 2020 (euro e valori percentuali)

Fonte: Elaborazione su dati Banca d’Italia – Indagine sui Bilanci delle famiglie italiane per l’anno 2020

Nel 2020, le famiglie italiane hanno ricevuto mediamente 355 euro di sussidi aggiuntivi rispetto a quelli già in vigore, quasi l’1 per cento del loro reddito. Ai 227 euro del Reddito di cittadinanza, che ha interessato il 3,7 per cento dei nuclei, si sono aggiunti 101 euro per specifiche categorie di lavoratori ai quali il lockdown aveva impedito o ridotto l’attività (6,2 per cento di nuclei), 7 euro per il reddito di emergenza, 7 euro per la cura dei bambini (babysitter e centri estivi) e 13 euro per i bonus spesa e vacanze.

L’ammontare dei sussidi ha un impatto differenziato a seconda del reddito. Per gli appartenenti al primo decile, il Reddito di cittadinanza, percepito da quasi un nucleo su cinque, vale 890 euro e i sussidi ricevuti rappresentano nel loro complesso il 14,2 per cento del reddito disponibile. Senza di essi, il reddito (già basso) si sarebbe ulteriormente ridotto a meno di 6 mila e 500 euro. All’aumentare del reddito, l’incidenza dei sussidi si riduce, assolvendo al loro compito di sostenere economicamente soprattutto i nuclei più disagiati.

L’Indagine campionaria sui bilanci delle famiglie italiane della Banca d’Italia mostra che tra il 2016 e il 2020 il reddito disponibile reale delle famiglie è cresciuto mediamente del 2,6 per cento.

L’andamento della curva della crescita del reddito, ovvero la variazione del reddito disponibile depurato dalla variazione dei prezzi (attraverso il deflatore dei consumi) cumulata per decile, mostra gli effetti della distribuzione. Se la curva è piatta, l’aumento del reddito è uguale per tutti; se è decrescente, ha favorito le classi meno abbienti; se è crescente, quelle più ricche; se è convessa, si sono avvantaggiate le classi medie. 

Figura 1 – Curve della crescita – Variazione del reddito disponibile medio familiare reale cumulato per decile di popolazione (famiglie) nel 2020 rispetto al 2016 (valori percentuali)

Fonte: Elaborazione su dati Banca d’Italia – Indagine sui bilanci delle famiglie italiane per l’anno 2020

Nel 2016 non esisteva ancora alcuna misura di sostegno al reddito per le famiglie in stato di necessità. Il Reddito di inclusione (Rei) fu introdotto nel 2018 impegnando circa 2 miliardi di euro e poi soppiantato nel 2019 dal Reddito di cittadinanza, entrato pienamente a regime nel 2020, in coincidenza con l’inizio della pandemia, con una spesa di 7,2 miliardi di euro, ulteriormente salita oltre gli 8 miliardi nel biennio successivo.

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Per effetto di tali misure, le famiglie più povere hanno visto aumentare il loro reddito disponibile reale del 17,7 per cento rispetto al 2016, a fronte di una variazione media del 2,6 per cento. Al crescere del reddito la variazione cumulata diminuisce, ma la tendenza si inverte nel segmento finale grazie all’aumento del reddito del decimo di popolazione più ricca (cresciuto del 5,5 per cento).

La situazione cambia se dal reddito si sottrae l’assegno di cittadinanza ricevuto. Resta sempre un leggero vantaggio per gli appartenenti al primo decile, subito azzerato quando si cumulano i primi due. Per il resto l’andamento è piatto, a parte l’aumento finale che porta la media all’1,8 per cento.

Se poi si sottraggono anche le altre misure sociali straordinarie messe in campo per fronteggiare le conseguenze dell’emergenza pandemica, l’incremento del reddito disponibile reale tra il 2016 e il 2020 si riduce ulteriormente a 1,5 per cento e gli unici ad aver conseguito una crescita sono stati, di fatto, i più ricchi.

Mentre i nuclei più agiati possono far fronte a una diminuzione temporanea del loro reddito attingendo al risparmio accumulato negli anni, questo è molto più difficile – se non impossibile – per i più poveri, che in mancanza di aiuti non hanno altra scelta se non quella di rinunciare ad alcune spese, spesso essenziali.

In conclusione, il Reddito di cittadinanza – al quale si sono aggiunte nel 2020 altre misure di sostegno, per lo più una tantum – si è dimostrato uno strumento fondamentale per contenere il disagio economico di molte famiglie in un momento di estrema difficoltà come quello sperimentato durante la pandemia. Semmai, sarebbe stato meglio rimuovere le restrizioni imposte alla scala di equivalenza per contenere i costi della misura, consentendo anche alle famiglie più numerose ingiustamente penalizzate, di accedere al sussidio.

Il timore che l’Assegno di inclusione recentemente istituito, insieme al Supporto economico per la formazione e il lavoro, siano insufficienti a garantire lo stesso livello di sussidio raggiunto dal reddito di cittadinanza appare più che fondato, condannando alla povertà e all’esclusione sociale i ceti più deboli.

* Le opinioni espresse dall’autore in questo articolo sono personali e non coinvolgono l’istituzione di appartenenza.

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Il Punto

  1. Pieffe

    Il Reddito di Cittadinanza e la Pensione di Cittadinanza non sono stati quella novità nell’ordinamento italiano decantata dai promotori. Il primo ha soppiantato il Reddito di Inclusione (introdotto solo l’anno prima); il secondo si è aggiunto all’Assegno Sociale (già Pensione Sociale), che è percepito da poco meno di un milione di persone per circa 5 miliardi. Dunque non erano necessari; sarebbe bastato modificare gli istituti esistenti. Per quanto riguarda le politiche del lavoro, è stato creato un canale privilegiato (peraltro inefficiente) per i percettori del reddito; una discriminazione nei riguardi della gran parte delle altre persone alla ricerca di un lavoro; le quali magari avevano il solo difetto di vivere in famiglie non ammesse al RdC, per mancanza di uno dei requisiti (ad esempio, reddito superiore anche di pochi euro alla soglia prevista o una casetta ereditata al paesello). In definitiva è stato un grande pasticcio; ha dato un pò di soldi in più del REI a un pò di famiglie, di cui (secondo ISTAT) un terzo NON erano povere. Altro che “l’abolizione della povertà” annunciata dal balcone. In realtà, sono stati un grande spot propagandistico del Movimento 5 stelle, che in effetti ha funzionato sino alle elezioni del 2018, facendo il pieno al Sud. Il nuovo governo, si è mosso con la stessa logica del grillini; inventarsi un altro nome (ADI) per fare propaganda . E’ un modo poco serio di governare un Paese; e non serve a risolvere i problemi, che infatti restano lì. Sarebbe meglio copiare da altri paesi europei, che funzionano meglio.

  2. Firmin

    Supponiamo per un attimo che tutti quelli che hanno perso il RdC fossero mezzi delinquenti e profittatori. È difficile che gente simile inizi a cercarsi un impiego legale ed è altrettanto improbabile che degli imprenditori affidino loro qualsiasi incarico. Se ne deduce che il taglio del RdC, anche nell’ipotesi più filo-governativa, produrrà solo altri “inattivi”, che non rientrano tra le forze di lavoro e quindi gonfiano le statistiche sulla quota di occupati e sgonfiano il tasso di disoccupazione. Viene il sospetto che sia proprio questa cosmetica statistica ad ad aver ispirato il taglio del RdC.

  3. Mahmoud Abdel

    Una cosa: definire chi usufrui(va?) del reddito di cittadinanza “soggetti più deboli” è quantomeno grossolano. Per come era strutturato il RDC permetteva ai figli di persone abbienti che abitavano da soli in affitto grazie ai denari passati dalla famiglia di fare domanda come nucleo familiare composto da 1 persona e ricevere euro 500 mensili + 280 di rimborso affitto. Pur non essendo deboli affatto. Permetteva a chi lavorava in nero di ricevere i medesimi importi per il merito di lavorare a nero, permetteva a chi viveva di fatto di espedienti illegali (perché pure sino al 2019 non è che ste persone maggiorenni rischiassero di morire di fame in Italia eh) lo stesso contentino. Soprattutto, permetteva ai datori di lavoro di offrire in maniera più allettante contratti scandalosi per retribuzione visto che di base tanto pagava pantalone col RDC i bisogni della famiglia. TUTTO questo al netto delle truffe di un sistema nel quale prima si erogava e poi dopo si facevano controlli a campione (sul controllabile, quindi quantomeno sul fatto che si fosse residenti sul territorio da abbastanza tempo). TUTTE le persone di questi esempi tutto erano tranne che i più deboli della nostra società, cordialmente.

  4. Mahmoud Abdel

    Questa era la storiellina che veniva raccontata da chi voleva colpire l’economia reale italiana, in tempi in cui l’automazione comincia a divorare tutto.Il RDC dovrebbe essere ripristinato al piu presto, altrimenti la civilta’ italiana rischia di scomparire per sempre lasciando un deserto alle sue spalle.
    Ogni mese senza rdc o sostegni verso le famiglie che non hanno risparmi, rischia di danneggiare per sempre l’ Italia e gli italiani, per questo serve che la verità si propaghi e che il governo attuale venga definitivamente accusato di demolizione sociale e accantonato a favore di nuove realtà autogovernative basate sulla verita dei dati e dei fatti. Vedi anche la distruzione delle attualità realta’ alimentari e agricole .

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