I salari sono tornati a crescere nel nostro paese, trainati dai rinnovi contrattuali del 2024 e dei primi mesi del 2025. Finora, però, nessun contratto ha previsto aumenti che permettano un pieno recupero dell’inflazione. Le previsioni del Wage Tracker.
Salari in crescita nell’area dell’euro
Nel 2024 la dinamica salariale nell’area euro è rimasta complessivamente sostenuta, ma con forti differenze tra i principali paesi, in parte legate ai diversi sistemi di contrattazione. In Germania – dove i rinnovi avvengono in media ogni due anni – le retribuzioni contrattuali hanno registrato un’accelerazione significativa, grazie anche alla stipula di alcuni importanti accordi che hanno previsto aumenti generosi per compensare, almeno in parte, le perdite di potere d’acquisto accumulate negli anni precedenti. In Francia e Spagna, dove i rinnovi sono più frequenti, la crescita si è già manifestata nel 2023 e ora i salari stanno rallentando.
Nel nostro paese i contratti collettivi nazionali di lavoro determinano incrementi salariali ancorati alla previsione dell’Indice armonizzato dei prezzi al consumo, al netto dei beni energetici importati (Ipca Nei). Per volontà delle parti sociali, hanno generalmente una validità di tre anni, ma la durata effettiva risulta spesso più lunga a causa del protrarsi delle negoziazioni, con conseguente rallentamento nell’adeguamento delle retribuzioni agli shock. Non stupisce quindi che il recupero dei salari reali a fronte dell’eccezionale impennata inflazionistica manifestatasi tra la seconda metà del 2021 e il 2022 sia ancora incompleto.
Nel 2024 la crescita salariale nel settore privato non agricolo è stata del 4 per cento, in accelerazione rispetto all’anno precedente (2,2 per cento), spinta dai rinnovi che hanno interessato oltre 5 milioni di lavoratori. Un ulteriore impulso è venuto da meccanismi di adeguamento automatico presenti in alcuni comparti manifatturieri. Ad esempio, in quello metalmeccanico il modello di riferimento prevede aumenti ex post indicizzati allo scostamento inflattivo tra l’Ipca-Nei realizzato nell’anno precedente e la dinamica retributiva prevista al momento del rinnovo. Tuttavia, in nessuno dei contratti principali, neppure in quelli siglati di recente, gli aumenti erogati sono stati sufficienti a colmare il divario con la dinamica dei prezzi al consumo registrata dal 2021 in poi.
A febbraio 2025, i salari reali nel settore privato non agricolo risultavano ancora inferiori di circa 8 punti percentuali: nell’industria il dato era pari a –5,1 per cento, nei servizi a –10,2 per cento (figura 1; vedi anche “L’impatto dei recenti aumenti contrattuali sulla dinamica retributiva” in Bollettino economico, 2, 2025).
Figura 1 – Salari reali medi contrattuali nei diversi settori (1), numero indice: gennaio 2021=100

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat e sulle informazioni raccolte nell’archivio dei contratti collettivi nazionali di lavoro del settore privato non agricolo gestito dalla Banca d’Italia.
Cosa ci attende nei prossimi mesi: il Wage Tracker per l’Italia
Guardando al futuro, l’evoluzione dei salari dipenderà dagli aumenti previsti dai contratti già attivi e da quelli che verranno via via rinnovati. Il Wage Tracker per l’Italia – un indicatore elaborato dalla Banca d’Italia in analogia a quanto fatto dalla Banca centrale europea misura la crescita salariale considerando solo i contratti in vigore. L’indicatore si è attestato al 4,3 per cento nell’anno passato nel settore privato non agricolo, segnalando pressioni simili anche nel primo bimestre del 2025.
A trainare la dinamica di inizio anno sono stati, tra gli altri, i rinnovi siglati tra dicembre e febbraio, come quelli della logistica e delle costruzioni, che hanno previsto aumenti superiori all’inflazione attesa secondo le stime Istat, al fine di recuperare parzialmente le perdite dovute al rialzo precedente. Tuttavia, già dal secondo trimestre si prevede che le pressioni salariali siano in calo, complice il contratto del commercio, che ha definito tranche di aumenti inferiori rispetto all’anno precedente. Di conseguenza, il Wt è atteso in discesa: al 3,3 per cento nel 2025 e al 2,3 per cento nel 2026 (figura 2).
Figura 2 – Crescita tendenziale dei contratti vigenti su base annua: settore privato non agricolo (1), Punti percentuali

(1) La linea nera verticale tratteggiata corrisponde all’aggiornamento di febbraio 2025: le analisi, quindi, non includono i recenti rinnovi nel comparto della chimica-farmaceutica e dell’energia e petrolio. L’indice delle retribuzioni contrattuali prodotto dall’Istat nell’indagine Contratti collettivi e retribuzioni contrattuali (linea verde della figura) include anche i contratti scaduti: il suo campione si basa sui 75 Ccnl più rappresentativi all’interno di ogni settore di attività considerato, compresi quelli del comparto agricolo e del pubblico impiego, che coprono oltre 13 milioni di dipendenti tra operai e impiegati (con l’esclusione dei dirigenti). In ogni punto del tempo il WT rappresenta la crescita salariale prevista dai Ccnl in vigore in quel momento.
(2) Scala di destra.
Il nodo dei rinnovi e l’incognita metalmeccanici
Il contenuto informativo del Wt dipende dalla quota di contratti attivi in ciascun momento, riducendosi man mano che i Ccnl giungono a scadenza e vengono rinnovati. Tra i rinnovi più rilevanti attesi nei prossimi mesi spicca quello della metalmeccanica – scaduto nel giugno 2024 – che interessa oltre 2 milioni di lavoratori. Al momento, le trattative risultano ferme.
Non è semplice individuare le cause di una dinamica salariale ancora debole, spesso tipica dei periodi successivi a crisi prolungate, non certo di elevata crescita e bassi tassi di disoccupazione, come negli anni 2022-2024. Tra i fattori in gioco vi sono la bassa produttività e una struttura della contrattazione che, rispetto ad altri paesi europei, si caratterizza per la maggiore durata dei contratti (la più alta tra quelli principali) e per lunghi ritardi nei rinnovi, in particolare nel comparto dei servizi. Di fronte a shock economici inattesi, questi elementi contribuiscono a rallentare il processo di recupero del potere d’acquisto.
Lavoce è di tutti: sostienila!
Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!
Lascia un commento