I dati sul Pnrr raccontano in quali regioni i progetti procedono e in quali si rischia di perdere un’occasione storica. In quelle dove in questo periodo si tengono le elezioni regionali, il Piano può diventare un banco di prova della capacità di governo.

Le regionali ai tempi del Pnrr

Nei pochi mesi che restano del 2025, oltre 17 milioni di italiani sono chiamati alle urne per eleggere i nuovi governi regionali. Le prime sono state le Marche, la Valle d’Aosta e la Calabria. Seguiranno poi Toscana, Veneto, Campania e Puglia. Si tratta di un appuntamento che, al di là delle dinamiche locali, assume un significato nazionale: le elezioni regionali diventano un vero test di tenuta per le forze politiche di governo e di opposizione. Ma c’è di più. Per la prima volta, il voto regionale avviene in piena fase attuativa del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), lo strumento finanziario e strategico con cui l’Italia punta a modernizzare il paese grazie ai fondi europei del Next Generation EU.

Con durata limitata e rigida (2021-2026), il Pnrr non è solo una questione di investimenti o di riforme strutturali. È diventato un metro di valutazione concreta della capacità delle istituzioni – e in particolare delle regioni – di trasformare risorse in risultati visibili – infrastrutture, servizi, innovazione.

In questa cornice, la campagna elettorale regionale si arricchisce di un nuovo fronte: quanto è stata efficace ogni regione nell’attuare il Piano? Quali territori possono rivendicare competenza e capacità gestionale? E dove, invece, i ritardi e l’inefficienza rischiano di diventare un boomerang elettorale?

L’Italia ha ricevuto la quasi totalità dei fondi stanziati (oltre 190 miliardi di euro), ma l’effettiva realizzazione dei progetti è ancora molto indietro. La parte più difficile – quella della spesa e della chiusura dei progetti – si giocherà da qui alla fine del 2026.

Le regioni sono in prima linea nell’attuazione di molti interventi chiave del Pnrr: sanità, scuola, ambiente, trasporti, coesione territoriale, digitalizzazione. Per questo motivo, i risultati regionali diventano una variabile politica fondamentale, non solo nei programmi dei candidati, ma anche nella percezione dell’opinione pubblica.

La situazione nelle sette regioni

Sono 132 i progetti attivati in Valle d’Aosta, con 99 milioni di euro stanziati, ma solo il 26,4 per cento dei fondi è stato effettivamente pagato. Quelli conclusi sono pochi (6,5 milioni), mentre oltre 28 milioni risultano ancora nella fase di avvio. Tra le misure principali: treni a zero emissioni, gestione rifiuti, rischio idrogeologico, assistenza domiciliare e ammodernamento ospedaliero. Buoni risultati in alcune sub-misure (centrali operative territoriali 84,5 per cento, apparecchiature ospedaliere 100 per cento), ma criticità nel sociale e nella formazione, con ritardi anche del 50 per cento.

Con 3mila progetti e 1,33 miliardi di euro, il Veneto è tra le regioni più attive. Ha speso il 42,3 per cento dei fondi, ma sconta ritardi esecutivi per 255 milioni. La sanità è il settore con più fondi (oltre 790 milioni), di cui 209 per l’ammodernamento ospedaliero, 152 per la realizzazione di ospedali sicuri e sostenibili e 135 per le case della comunità, con avanzamenti modesti. Ottimi risultati per le piattaforme di identità digitale Spid/Cie (100 per cento) e per il sistema duale istruzione/lavoro (91 per cento).

Avviati in Toscana 1.377 progetti per oltre 1 miliardo di euro, ma con solo il 36,7 per cento di fondi erogati. La sanità riceve più della metà dei finanziamenti (615 milioni), ma la telemedicina è in pesante ritardo, come anche la digitalizzazione degli ospedali. Bene, invece, PagoPa/IO (100 per cento), Cot (85 per cento), il potenziamento del parco ferroviario regionale e la formazione medica. 

Su oltre 1.800 progetti (480 milioni di euro), solo il 24 per cento dei fondi è stato speso nelle Marche. Il settore sanitario (280 milioni) è in difficoltà, con la digitalizzazione ospedaliera in forte ritardo. Tra le misure più avanzate: Spid/Cie (100 per cento), treni a zero emissioni (98 per cento), sistema duale e gestione del rischio alluvione e idrogeologico.

La Campania invece ha ricevuto 2,6 miliardi di euro per 2.265 progetti, ma ha speso finora solo il 25,6 per cento. Ritardi significativi in sanità digitale, innovazione e meccanizzazione del settore agricolo e alimentare e cultura. Per i progetti sull’idrogeno speso solo il 2,1 per cento (624mila euro su 29 milioni). Molte misure sono potenzialmente critiche per l’assenza di pagamenti e il completamento previsto per i mesi a venire. Serve un’accelerazione soprattutto su digitale e infrastrutture. Le piattaforme digitali (Spid/Cie, PagoPa, IO) potrebbero seguire l’esempio di regioni settentrionali già a buon punto.

Sono 3.247 i progetti presentati in Puglia per un valore di 1,85 miliardi di euro, con la spesa effettiva sotto il 25 per cento. Solo il 6,7 per cento dei progetti è stato concluso, segno di una fase attuativa ancora lenta. Vanno a rilento i pagamenti in sanità (case della comunità, ospedali, telemedicina ed esecuzione in ritardo nella digitalizzazione ospedaliera (65 per cento delle attività in ritardo, per 137 milioni). Difficoltà anche per i progetti ambientali e agricoli. Avanzano bene l’assistenza domiciliare, il sistema duale e le ferrovie a emissioni zero. 

La Calabria con 1.819 progetti e 754 milioni di euro, è tra le regioni più in ritardo: è stato speso appena il 14 per cento dei fondi. Ci sono ritardi nell’avvio (17 per cento dei progetti non partiti) e solo il 9,5 per cento si è concluso. La sanità territoriale assorbe oltre 400 milioni, ma solo l’assistenza domiciliare e le centrali operative territoriali mostrano un buon andamento nei pagamenti. Positiva la performance dei treni a zero emissioni (73 per cento speso). Preoccupano i ritardi in ambito ambientale, in particolare nella gestione idrica (71 per cento) e nell’innovazione agroalimentare (41 per cento).

La geografia dei ritardi

Alcuni indicatori chiave consentono di confrontare lo stato di attuazione del Pnrr, come i ritardi nell’esecuzione dei progetti e lo stato dei pagamenti.

Nessuna delle regioni che già sono andate alle urne o prossime al voto (evidenziate in rosso) si colloca nel quadrante ideale, quello con ritardi contenuti e pagamenti elevati (in alto a sinistra). Pur non essendoci una relazione diretta tra scadenze elettorali e stato di avanzamento del Pnrr, le sette regioni che rinnovano i consigli regionali mostrano performance inferiori alla media nazionale. Un risultato inaspettato, che merita di essere approfondito per capire cosa si nasconde dietro questo andamento controintuitivo.

In Toscana e Veneto a un buon avanzamento nello stato dei pagamenti si accompagnano ritardi nella chiusura, creando ambiguità nel racconto elettorale. Il rischio è che si dica: “si spende ma non si finisce”. La situazione più critica è in Calabria dove si accumulano ritardi e i pagamenti sono scarsi.

Figura 1 – Ritardo nel completamento nell’esecuzione dei progetti Pnrr (ascisse) e pagamenti (ordinate) al 30 giugno 2025 per regione (valori percentuali)

Fonte: elaborazioni su Open Data (Italia Domani)

La fotografia generale evidenzia un problema diffuso: i fondi ci sono, ma l’esecuzione è lenta e disomogenea. Sanità, digitale e ambiente sono i settori più finanziati, ma anche quelli con i maggiori ritardi. Alcune buone pratiche – come l’Adi (assistenza domiciliare integrata) o il sistema duale – dimostrano che l’attuazione è possibile, se ben gestita. Ora serve un cambio di passo, soprattutto in vista delle scadenze europee e delle sfide strutturali che il Pnrr intende affrontare. Il tempo stringe: non basta dire che i fondi sono arrivati, bisogna farli agire sul territorio.

* Il lavoro riflette solo l’opinione degli autori e non impegna in alcun modo l’Istituto di appartenenza.

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