Più che una spending review il provvedimento varato dal Governo la scorsa settimana è una manovra finanziaria. Con alcune sorprese: non ci sarà alcun risparmio nei prossimi tre anni associato ai tagli nella Pubblica Amministrazione perché i risparmi negli stipendi verranno compensati dagli aumenti della spesa previdenziale. Non si poteva allora fare una vera riforma (e spending review) del pubblico impiego?
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Per la sanità quella appena varata non è una spending review, ma una tradizionale manovra di riduzione della spesa. Impone le stesse misure a tutte le Regioni. Non interviene sulla qualità della spesa, rischiando di spostare semplicemente i costi dal bilancio pubblico alle tasche dei cittadini. Con il pericolo di tagliare ciò che serve e costa poco. Si rinuncia a muoversi sulla base delle più recenti evidenze scientifiche internazionali che mostrano come si possa risparmiare aggredendo l’inefficacia di molti trattamenti ancora ampiamente diffusi nei paesi sviluppati.
La decisione di accorpare i tribunali, eliminando molte sedi minori, è positiva per i costi dello Stato ma anche per la giustizia e quindi per l’interesse del cittadino. Consente infatti di sfruttare le economie di scala e soprattutto di specializzare i giudici, aumentandone così la produttività. Anche i costi diretti per il cittadino che ricorre alla giustizia civile potranno essere ridotti se, grazie alla maggiore dimensione delle sedi, si potrà accelerare l’introduzione del processo telematico.
I grafici presentati dal professor Angelo Baglioni al Convegno de Lavoce.info, il 4 luglio 2012. Scarica il pdf in allegato.
Le slides della presentazione che il Professor Daveri ha tenuto il 4 luglio 2012 all’Università Cattolica, in occasione del Convegno per il decennale de Lavoce.info. Scarica il pdf in allegato.
Le slides del discorso che il Professo Giavazzi ha tenuto al Convegno de Lavoce.info, il 4 luglio 2012, in occasione del decennale del nostro sito.
La fiducia sui titoli sovrani e bancari in tutti i paesi periferici dell’Europa continua a scendere. Cosa possono fare i paesi a rischio, e l’Italia in particolare, per evitare il contagio? L’evidenza empirica mostra che nella crisi sono divenuti più importanti tre fattori: il livello del debito pubblico, il tasso di crescita e il tasso di disoccupazione. E allora è forse utile accelerare privatizzazioni e dismissioni; diluire nel tempo il consolidamento fiscale; e sul mercato del lavoro puntare su forme di flessibilità salariale che riducano il rischio di licenziamenti.
Nella spending review compare anche il taglio dei dirigenti pubblici. Non ne deriveranno grandi risparmi sotto il profilo finanziario, ma si tratta di un segnale di razionalizzazione. Provocherà quasi certamente degli esuberi. Per queste persone si ricorrerebbe ai due anni di accompagnamento verso la pensione con l’80 per cento del trattamento economico. Sarebbe molto meglio, invece, abolire i cosiddetti incarichi dirigenziali a contratto, utilizzati dai politici per assumere persone di loro fiducia e i cui meriti professionali si limitano spesso all’affinità politica.
Attraverso la spending review il governo cerca gli oltre 4 miliardi di risparmi promessi entro il secondo semestre 2012. Ma il federalismo fiscale può abortire di fronte a una revisione della spesa attuata d’imperio dal governo centrale e diretta non solo a estendere la regola dei prezzi Consip, ma anche a individuare i consumi unitari ottimali. Più probabile comunque che il processo si arresti sotto un’ondata di ricorsi. Non ci sono alternative alla concertazione con i governi locali.
Il Governo ha solo otto mesi di tempo per attuare riforme vitali per il destino del paese. Ma al momento l’esecutivo sembra paralizzato dai dissidi nella sua maggioranza. Le principali priorità devono essere la riforma della macchina dello stato e dello spoils system e la creazione di una constituency a favore dei tagli alla spesa, primo passo per riddurre una pressione fiscale insostenibile. Qualunque mezzo per aggirare questo immobilismo è buono, compreso agire per decreto anziché con disegni legge.