La transizione ecologica può essere un’opportunità per i paesi emergenti. Come dimostra la Cina, l’adozione di politiche per la creazione di sistemi di innovazione nazionale permette di recuperare i divari. E a volte di conquistare la leadership globale.
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Nei piani di ripresa e ricostruzione proposti dai vari paesi c’è consapevolezza dei problemi legati al cambiamento climatico. Ma bisogna andare oltre le dichiarazioni e intraprendere azioni significative contro le emissioni: servono risultati.
La pandemia ha rallentato molte attività umane che emettono CO2 in atmosfera. L’economia mondiale ne ha sofferto pesantemente, ma l’ambiente ha respirato. Ma per arginare gli effetti più gravi del cambiamento climatico serve ben altro.
Attraverso la rigenerazione e il riuso dei prodotti si ottengono benefici ambientali ed economici. Ma in Italia queste attività sono ancora poco praticate, per la mancanza di regole chiare e la carenza di capacità organizzative e imprenditoriali.
Le necessarie misure di contrasto al cambiamento climatico incideranno sulla spesa delle famiglie. Per evitare un aumento dei casi di povertà energetica servono precise azioni di compensazione per i nuclei più fragili. Come suggerisce l’Oipe.
Una circolare di fine 2020 del ministero dell’Ambiente chiede a chi gestisce in modo corretto gli pneumatici fuori uso di smaltire anche parte del mercato nero. A pagare sono i cittadini. Con quali strumenti si possono contrastare le pratiche illegali.
Il governo di Mario Draghi sembra voler imboccare la strada della rivoluzione ambientale. Manca però ancora un tassello: la finanza. La creazione di una banca nazionale può creare le condizioni per dirottare investimenti nelle nuove tecnologie verdi.
Istituire il ministero della Transizione ecologica è una buona idea. Ma chiarire struttura e competenze del nuovo dicastero non è l’unico problema. Perché il concetto stesso di transizione ecologica non è semplice da definire. Tante le sfide.