Il risparmio accumulato dalle famiglie nell’ultimo triennio potrebbe aver alimentato la spesa nella seconda parte del 2022. Ora la situazione è cambiata: rincari dell’energia, inflazione e incertezza potrebbero frenare i consumi e favorire la stagnazione.
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La scuola non svolge alcun ruolo nell’educazione finanziaria degli adolescenti, che passa tutta attraverso la famiglia. Ne deriva un approccio alla gestione del denaro ancorato al passato. Rafforzare le proprie competenze sarebbe utile a genitori e figli.
Con la riforma del Superbonus, cambia il sistema della prova dei mezzi. Da un Isee che tende a penalizzare i possessori di patrimonio, anche se con reddito globalmente modesto, si passerebbe a un indicatore che premia il sommerso. Ma un’alternativa c’è.
Per l’assegnazione delle risorse destinate dal Pnrr alla costruzione di asili nido, il Ministero ha scelto una procedura “dal basso”. Ma così si indebolisce l’obiettivo di offrire il servizio a tutti i bambini, indipendentemente da dove risiedano.
La famiglia è un tema importante nei programmi di tutti i partiti per elezioni 2022. Nonostante, almeno a parole, Movimento 5 stelle e Azione-Italia viva concordino sull’importanza della cura e dell’armonizzazione dei tempi vita-lavoro, presentano un elenco di proposte piuttosto indefinito.
Tutti i partiti si concentrano sulle politiche per la famiglia, sia per una questione ideologica sia in risposta alla crisi demografica. La differenza negli approcci tra destra e sinistra è evidente, ma c’è un fattore comune: la vaghezza delle proposte.
Nel programma del Centrodestra, è stata inserita la proposta diadeguare la spesa pubblica italiana a sostegno della famiglia e della natalità alla media europea. Ecco quanto costerebbe.
L’obiettivo dell’Assegno unico universale per i figli è quello di colmare le differenze tra l’Italia e gli altri paesi europei in termini di supporto alla famiglia e sostenere le nascite. I primi dati indicano che raggiunge le famiglie meno abbienti.
Il reddito di cittadinanza non produce effetti solo in ambito lavorativo. Per esempio, aumenta la probabilità di concepire un figlio tra le donne beneficiarie rispetto alle richiedenti che ne sono state escluse. Forse perché cresce la fiducia nel futuro.
Bassa natalità e scarsa partecipazione femminile al mercato del lavoro caratterizzano da anni il nostro paese, mentre in altre nazioni europee a un’alta fecondità corrisponde un’alta occupazione delle donne. Per l’Italia il problema è anche culturale.