Il sussidio di disoccupazione per le madri che si dimettono preserva il loro reddito alla nascita di un figlio. Ma potrebbe ripercuotersi sulla qualità delle opportunità di lavoro delle donne, spingendole a uscire dal mercato del lavoro dopo la maternità.
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Il calo della fecondità nei paesi occidentali è preoccupante, soprattutto in Italia. Ma qual è la relazione tra dinamiche di fecondità e opportunità occupazionali delle donne? Le giovani madri sono penalizzate, in particolare quelle di origine borghese.
In tutto il mondo la violenza contro le donne trova nei social media un canale di grande diffusione. I contenuti pubblicati online rappresentano una nuova fonte di dati per analizzare e monitorare il fenomeno. Confermando le sue radici culturali profonde.
Su Twitter-X donne impegnate in politica sono in media molto attive, ben connesse a colleghi e colleghe e capaci di diffondere i loro post in modo efficiente. Né le loro discussioni sono confinate in alcuni ambiti, come invece avviene in Parlamento.
Le quote di genere per aumentare la partecipazione delle donne nei board delle società quotate sono tra le azioni positive più discusse e controverse. Comprendere quali fattori influenzano il sostegno alla misura è cruciale per garantirne l’efficacia.
La fecondità è di solito una decisione di coppia. Ma determinante non è la condizione economica del partner maschile, come vorrebbe la visione tradizionale dei ruoli di genere. È la situazione lavorativa delle donne a influenzare la nascita di un figlio.
In Italia nascono pochi bambini. Forse non c’è da stupirsi visto che un terzo delle donne nel periodo cruciale per la fecondità ha un contratto a tempo determinato. Favorire l’accesso delle donne al tempo indeterminato per aumentare la natalità.
Il focus Anvur sull’equilibrio di genere nell’accademia italiana conferma alcuni cambiamenti positivi. Per migliorare ancora va però ampliata la riflessione, individuando le dinamiche che impediscono di raggiungere la parità, sempre a partire dai dati.
Le ragazze continuano a scegliere meno dei ragazzi le facoltà scientifiche, che assicurano lavori e carriere migliori. Si allontana così la possibilità di arrivare alla parità economica. Per battere gli stereotipi bisogna partire dalla scuola primaria.
Le politiche retributive delle imprese possono influire sul divario salariale di genere, come mostra uno studio. Ora, se applicata correttamente, la direttiva sulla trasparenza retributiva può avviare un processo virtuoso di informazione e cambiamento.