Nel 1981 l’amministrazione Reagan rispose alla concorrenza europea e giapponese con sgravi fiscali per la ricerca e sviluppo. Fu una scelta corretta. Il protezionismo riduce gli incentivi a innovazione e crescita, con gravi danni nel lungo periodo.
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La legge di bilancio 2017 aveva introdotto il Fondo per il finanziamento delle attività base di ricerca. Via via le risorse sono state tagliate. E il meccanismo di assegnazione non ha funzionato. Ma si poteva intervenire per renderlo più efficace.
L’Italia è uno dei paesi in cui le donne partecipano meno allo sviluppo di innovazioni. Si tratta di uno spreco di capitale creativo. Dall’istruzione all’impresa, la promozione delle pari opportunità potrebbe dare benefici anche alla politica industriale.
Gli effetti del progresso tecnologico sul mercato del lavoro e sull’economia di un paese dipendono anche dalla capacità di reazione delle istituzioni. E in Italia c’è molto da cambiare per favorire una più ampia diffusione dell’intelligenza artificiale.
Avere un vantaggio tecnologico nel campo dell’intelligenza artificiale è importante non solo per essere competitivi, ma anche per influire sulla regolamentazione del nuovo sistema socio-economico. Ecco perché l’Europa non può rimanere a guardare.
L’utilizzo pervasivo dei dati sul comportamento online inizia con una scelta dell’utente: la rinuncia alla privacy per ottenere un servizio personalizzato. E forse non dobbiamo preoccuparci tanto della persuasione politica, quanto di quella commerciale.
La valutazione delle politiche pubbliche dovrebbe essere una fonte di informazione chiave per i cittadini. Tanto più quando ci si appresta a eleggere un nuovo parlamento. L’Italia è ancora indietro in questo campo. Ma si vedono segni di miglioramento.
La legge di bilancio conferma gli incentivi per investimenti in attività innovative, ma anche quelli sui macchinari tradizionali. Positivi invece il potenziamento degli istituti tecnici superiori e il credito d’imposta per le spese in formazione 4.0.
Per limitare gli effetti negativi della quarta rivoluzione industriale bisogna avviare misure attive di compensazione del reddito per chi perde il lavoro. Negli Usa l’hanno già fatto. Ma anche in Italia, si intravedono i primi passi nella giusta direzione.
La quarta rivoluzione industriale rischia di creare una netta divisione nel mercato del lavoro: i privilegiati e i precari. Fioccano perciò le proposte per attenuarne gli effetti. Ma conviene concentrarsi su misure attive di prevenzione o compensazione.