Con il decreto Lavoro cambiano gli attori delle politiche attive. Esautorata l’Anpal, che ha ormai solo funzioni consultive, si ridimensiona anche il ruolo di programma Gol e dei centri per l’impiego, mentre si rafforza la cooperazione pubblico-privato.
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Contrariamente a quanto annunciato dal governo e paventato dall’opposizione, è prevedibile che la nuova norma non sia destinata a produrre un allargamento delle maglie della disciplina dei contratti a termine rispetto a quella che è stata in vigore finora.
L’occupazione femminile è cresciuta negli ultimi due anni e i divari di genere, aumentati durante la pandemia, sono tornati ai livelli precedenti. Ma le donne continuano a essere segregate in attività a basso valore aggiunto con contratti meno stabili.
Contrasto ed emersione del lavoro nero sono possibili. Basta sapere come farlo. La digitalizzazione si configura come una risorsa fondamentale perché consente di velocizzare i processi e rende possibili azioni congiunte mirate a specifici settori.
I percorsi di attivazione al lavoro previsti con il programma Gol riguarderanno anche gli “occupabili” del Rdc, persone spesso lontane dal mercato del lavoro. Si potrebbero avere gli stessi problemi che hanno portato al fallimento del Work Programme.
Anche in Italia i lavoratori dipendenti sono spesso soggetti a patti di non concorrenza. Il rischio è che si trasformino in un ostacolo alla mobilità del lavoro, già bassa nel nostro paese. Dovrebbe occuparsene l’Autorità garante della concorrenza.
La produttività ha un ruolo chiave per la crescita economica. Per questo diversi paesi hanno istituito comitati che si occupano della questione. L’Italia non l’ha fatto, ma dovrebbe rimediare, facendo tesoro del lavoro di analisi che possono garantire.
La questione dell’invecchiamento demografico riguarda in particolare la popolazione femminile, mettendo a rischio la sostenibilità futura del welfare state. Pur con qualche segnale positivo, non esistono soluzioni semplici per contrastare il processo.
L’idea della settimana corta merita attenzione. Non bisogna però confondere i risultati di alcune sperimentazioni con una vera e propria valutazione. Anche perché alla riduzione dei giorni di lavoro si può arrivare in modi diversi con effetti diversi.
Il consenso verso le politiche contro il cambiamento climatico dipende anche dalla professione svolta. Chi rischia di perdere il posto di lavoro si opporrà più spesso a queste misure. Programmi di compensazione possono aiutare l’attenzione per l’ambiente.