Milioni di famiglie fanno i conti con le conseguenze della stretta monetaria della Bce. Per comprenderne bene le implicazioni servirebbe un’adeguata educazione economica e finanziaria. Che in Italia manca. La scuola dovrebbe dedicarvi più attenzione.
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Il 31 gennaio si è spento Luigi Lodovico Pasinetti. I suoi contributi alla teoria del valore, della distribuzione del reddito e dello sviluppo economico sono stati al centro di ampi dibattiti internazionali. Lascia un’eredità non semplice da raccogliere.
Pandemia, inflazione e guerra in Ucraina hanno reso più difficile il processo europeo di transizione energetica. In più, per il solare c’è da fare i conti con il ruolo predominante della Cina nella produzione di componenti e con la concorrenza degli Usa.
I giornali hanno ripreso una ricerca sui salari in alcune province. I numeri sono spropositati, ma non c’è stato alcun controllo con fonti più affidabili. Produzione e recezione acritica di statistiche come queste non aiutano nell’analisi dei problemi.
Da più di due anni l’Unione Europea emette una discreta quantità di “Eu Bonds”. Non hanno assunto però le caratteristiche di un free risk asset e i loro tassi d’interesse sono superiori non solo a quelli tedeschi, ma anche a quelli francesi e spagnoli.
Il ciclo di rialzi dei tassi dovrebbe portare a un raffreddamento dell’inflazione secondo i modelli Bce, al costo però di una recessione. I ritardi nella trasmissione degli impulsi monetari non consentirebbero, se necessari, tempestivi cambi di rotta.
Nell’ultimo anno il tema della sicurezza e dei costi dell’energia è diventato una preoccupazione costante per molte famiglie e imprese. La crisi ci offre tre lezioni. E la consapevolezza che la transizione energetica è su un percorso tortuoso.
I paesi europei hanno accolto i rifugiati ucraini, garantendo il diritto di protezione umanitaria. Ma la crisi non ha portato a un cambiamento della politica comunitaria sull’asilo. Servirebbe invece una accoglienza diffusa, condivisa e di qualità.