Il Sistema sanitario nazionale va preservato. Per farlo serve una programmazione sanitaria che tenga conto delle previsioni demografiche e di domanda. Il contrario di quello che avviene oggi, quando si chiedono più medici, mentre mancano gli infermieri.
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Oggi l’Italia ha una grave carenza di medici in alcune discipline cruciali. Ma le soluzioni adottate in fretta e furia, sotto la pressione politico-mediatica, rischiano di non risolvere il problema attuale e di crearne uno opposto nel futuro.
In un mondo interconnesso, a fare la differenza nella lotta al Covid-19 sono stati i vaccini. I dati dicono che in Europa è stato contagiato quasi il 30 per cento della popolazione, mentre la letalità è rimasta tra le più basse. La situazione in Italia.
Cosa pensano i cittadini del Servizio sanitario nazionale? Le percezioni non sempre coincidono con i fatti. Per esempio, non è vero che la spesa sanitaria è diminuita negli ultimi anni. Ma i giovani sono più consci delle future difficoltà di finanziamento.
La costruzione di case e ospedali della comunità è uno degli obiettivi del Pnrr. Il Def appena approvato, però, non prevede risorse per il personale. Ma come potranno erogare servizi strutture senza medici e infermieri? Il ruolo delle lobby della sanità.
Il Covid-19 ha fatto emergere la necessità di potenziare i servizi dedicati alla salute mentale e il supporto psicosociale. Le misure temporanee introdotte, come il bonus psicologo, non rispondono però ai bisogni di una condizione spesso cronica.
Sulle Rsa mancano regole nazionali. Così ogni regione dà una propria interpretazione dei servizi che devono garantire e della compartecipazione ai costi richiesta alle famiglie. La legge delega di riforma è un’occasione per definire criteri più uniformi.
La legge di bilancio ha aumentato la componente specifica delle imposte sul tabacco, facendo di conseguenza salire il prezzo dei pacchetti di sigarette. Il nostro sistema di tassazione è però ancora lontano dall’Europa e dalle raccomandazioni dell’Oms.
Il monitoraggio del ministero della Salute sui livelli essenziali di assistenza per il 2020 “promuove” molte regioni, segnalando in particolare miglioramenti nell’assistenza territoriale. Un risultato davvero sorprendente per l’anno della pandemia.