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Il Punto

Per tagliare gli sprechi bisogna partire dai costi della politica e della pubblica amministrazione, che continuano a lievitare. Ogni settimana troverete su lavoce.info una nuova puntata di un’inchiesta tra i conti del Palazzo. Cominciamo dalla Camera dei deputati, che costa due volte e mezzo la House of Commons e ha aumentato nel 2013 le proprie spese del 10 per cento.
Bene che alla prossima riunione la Bce abbassi i tassi e sostenga le banche che finanziano le piccole imprese per scongiurare il rischio di una lunga deflazione alla giapponese.  Non dimenticando comunque che l’austerità eccessiva soprattutto nei paesi del Sud-Europa è frutto di politiche che si sono per anni disinteressate della crescita sostenibile, accumulando grandi debiti pubblici e privati.
È ora di metter fine al perverso assetto proprietario di Banca d’Italia, di cui sono storicamente azioniste le grandi banche. Che sperano di guadagnare bene dalla cessione delle loro quote allo stato. Ma non è tempo di regali e occorre fare ragionamenti e calcoli corretti: quelle partecipazioni non valgono praticamente nulla. Una montagna di crediti deteriorati appesantisce le banche e stringe sempre più il rubinetto dei finanziamenti alle imprese. Perché non pensare a una società alla quale trasferire tutte le sofferenze?
È emblematica di come non si deve più gestire una squadra di calcio la vicenda della cessione dell’Inter a Thohir. I profitti col pallone sono possibili. E vari club li fanno.
 

Il Punto

Torna a diminuire la fiducia di famiglie e imprese. Il rischio è che i germogli di ripresa appassiscano. Non aiuta la continua instabilità politica. Ancora meno la paralisi decisionale impersonificata dalla Legge di stabilità. Una tabella per illustrare anche quanto rinvia al futuro con il meccanismo delle clausole di salvaguardia.
Sono rimaste parole al vento gli impegni di Letta e dei politici di ogni parte di metter mano alla riforma della legge elettorale entro ottobre. Rischiamo perciò di andare alle urne ancora con le pessime regole del “Porcellum”. Vediamo quali opportunità di riforma ci sono e qual è la più desiderabile per gli italiani.
Il disastro del mercato del lavoro in Italia non è rappresentato solo dal 12,1 per cento di disoccupati ma anche dal dato degli inattivi: 36,6 per cento (media europea 26,4) che non lavorano e non cercano lavoro.
Il vertice europeo ha solo rinviato decisioni sui problemi di immigrazione e asilo. Ecco come si potrebbe affrontarli.
Tre banche su quattro commissariate da Banca d’Italia sono gestite da fondazioni. Bisogna salvare le banche dalle fondazioni, ma anche salvare le fondazioni da certe banche.
Il rubinetto dei finanziamenti alle imprese è sempre più stretto anche perché le banche dell’Eurozona sono incentivate a regolare la liquidità attraverso operazioni creditizie con istituzioni finanziarie anziché utilizzando operazioni di mercato aperto che facilitano il flusso di prestiti alla clientela.

La Legge di stabilità voce per voce

Analizzando i  numeri della Legge di stabilità possiamo fare tre considerazioni, nessuna delle quali è particolarmente incoraggiante.
La manovra netta è molto piccola: il disavanzo peggiora di 2,7 miliardi nel 2014 e migliora di 3,5 e 7,3 miliardi nel 2015 e 2016 (terza riga della prima tabella).

Numeri e fatti della Legge di stabilità

Al centro dell’analisi delle misure che la Legge di stabilità intende introdurre, la riduzione (modesta) del cuneo fiscale. E poi provvedimenti che riguardano banche, immobili, patrimonio demaniale, pubblico impiego. Chi guadagna e chi perde?

Privato e pubblico nei servizi per l’impiego

Il tema della riorganizzazione dei servizi per il lavoro, in occasione dell’avvio del programma Youth Guarantee è certamente fondamentale.

Un esercito di disoccupati e inattivi

Cattura
Fonte: Eurostat – I dati si riferiscono al secondo trimestre 2013

Il Punto

“La legge elettorale andrà approvata a ottobre”, parola di Enrico Letta al Meeting di Rimini di fine agosto. Ma ottobre finisce tra meno di una settimana. Il rischio di elezioni aumenta. E gli italiani aspettano le regole che sostituiscano il “Porcellum”.
Prima l’Ici, poi l’Imu e la Tarsu, e ancora la Tares, anzi no: la Tari e la Tasi. Il groviglio surreale delle tasse sugli immobili non è solo nelle sigle ma -ancor più- sui criteri di imposizione. Cerchiamo di vederci chiaro e – conti alla mano – di capire chi guadagna e chi perde con le ultime contorsioni tributarie introdotte dalla Legge di stabilità. Purtroppo a rimetterci sono soprattutto i cittadini con i redditi più bassi.
Una lettura consigliata mentre la Banca centrale europea ci informa su quale tipo di vigilanza eserciterà su 130 grandi banche entro un anno. Cosa sono risk assessment, asset quality review e stress test? Fondamentale sfruttare il tempo che ci separa dall’inizio della vigilanza della Bce per rimettere ordine nella governance delle nostre banche, popolari in testa. Dall’inizio di questa grande depressione 1.500 sportelli bancari chiusi e meno dipendenti per filiale: così gli istituti di credito italiani reagiscono alla crisi. E ne fanno le spese soprattutto le piccole e medie imprese.
In arrivo la riforma dei servizi pubblici per l’impiego. Vediamo cosa prevede e se funzionerà. Molti i dubbi: troppe istituzioni coinvolte, rapporto con i privati ancora nella nebbia, appesantimento burocratico, assenza di servizi per le imprese.

Il Punto

Continuiamo così a farci del male. I veri vincoli ad adottare politiche fiscali espansive non vengono dall’Europa bensì dalla Costituzione.  Per questo la Legge di stabilità contiene il disavanzo nel 2014 al 2,5 per cento, quando l’Europa ci chiederebbe solo di stare sotto al 3 per cento. Così la manovra perde 8 miliardi che potevano essere destinati alla riduzione del cuneo fiscale. Rimarremo uno dei paesi Ocse in cui le tasse su chi lavora e ha figli sono più alte. L’ennesimo blocco del turnover indiscriminato sul personale pubblico rischia di essere la premessa di nuovo precariato. Sembra destinata a rimanere sulla carta l’ennesima promessa di tagliare gli stipendi dei dirigenti.
Il limite, fissato in termini assoluti, nel debito federale americano sta minando non solo la credibilità della politica fiscale degli Stati Uniti, ma anche del dollaro.
Movimento 5 stelle e associazioni di consumatori contro la “tabella unica” che fissa a carico delleassicurazioni i risarcimentidi danni psicofisici in misura inferiore a quelli stabiliti finora dai principali tribunali. Il vero problema però è legato alla scarsa concorrenza tra le compagnie.

Tasse sui figli

Schermata 2013-10-19 alle 09.06.30Fonte: Oecd 2012

Il Punto

Doveva finalmente tagliare il cuneo fiscale. Invece la Legge di Stabilità è una cura omeopatica che offre una tazzina di caffè. A conti fatti, lo sgravio effettivo per un lavoratore con reddito di 30 mila euro sarà di meno di 2 euro al mese. Senza considerare l’abolizione di una serie di detrazioni fiscali per mezzo miliardo di euro. Bene le norme che abbassano da diciotto a cinque anni il periodo sul quale spalmare la deducibilità fiscale delle perdite sui crediti bancari inesigibili. Servirà a pulire i bilanci delle banche. Il problema è che il Governo ha spalmato su cinque anni la deducibilità delle perdite da procedure concorsuali, un provvedimento che va nella direzione opposta.
Mentre non ci sono ancora i numeri della Legge di stabilità è arrivata in Parlamento la manovrina che riporta al 3 per cento il disavanzo pubblico. Anche vendendo immobili per 525 milioni. Soldi che invece devono servire solo per abbattere il debito dello stato.
Le forti aspettative sulla capacità riformatrice del federalismo fiscale sembrano tramontate. Perché legge e decreti attuativi non realizzano il circolo virtuoso “pago-vedo-voto”. Ecco cosa non funziona.
Tre approcci diversi ai mercati finanziari, quelli di Hansen, Fama e Shiller, insigniti quest’anno del premio Nobel per l’economia. Ma proprio grazie all’eterogeneità dei loro strumenti concettuali possiamo comprendere meglio il funzionamento dei mercati e i comportamenti degli investitori.
Una segnalazione di Francesco Giubileo sulle 9.500 domande per ottenere i benefici per l’assunzione di disoccupati. È stato davvero un successo come sostiene il premier Letta?

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