Continua la nostra valutazione su un anno di Governo Monti, mentre la recessione si attenua ma non finisce, come mostra il grafico dell’andamento del Pil, e l’Eurozona è entrata formalmente in recessione. Per il suo obiettivo prioritario, il riequilibrio dei conti pubblici, ha fatto leva soprattutto sulle entrate e in parte sui tagli alla spesa e agli enti locali. Con urgenza e di conseguenza in molti casi con errori che andranno corretti. Svogliata e limitata la sua politica energetica. Gli va invece riconosciuto il merito di aver fermato la crisi difiducia sul debito del paese, ridotto in parte l’autoreferenzialità nella governance delle imprese con il divieto di cumulo delle cariche nel settore finanziario e bloccato il processo di smembramento dello stato unitario avviato dal governo precedente. Il Dossier sul bilancio di questi 12 mesi si arricchirà e completerà nei prossimi giorni.
Se l’integrità dello stato italiano si è rivelata fragile negli ultimi anni, uno dei principali motivi sta nel fatto che l’unità fu costruita su basi centraliste, scaricandone i costi anche su chi non l’aveva voluta. È la tesi di un libro che sottoponiamo all’attenzione dei lettori.
È in dirittura d’arrivo la direttiva europea Mifid 2, che disciplina i servizi d’investimento. Con il nobile intento di introdurre maggiore trasparenza -soprattutto sui conflitti d’interesse- ed equità nel trattamento dei risparmiatori da parte dell’industria finanziaria. Vi riuscirà?
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Sotto il profilo economico l’unificazione d’Italia è stata vantaggiosa per tutti i cittadini dei sette Stati che componevano la penisola a quel tempo? Questioni che si riflettono anche sull’Italia di oggi, analizzate da Vito Tanzi nel suo Italica: Costi e Conseguenze dell’unificazione d’Italia. L’autore stesso presenta qui i contenuti del libro.
A un anno dal suo insediamento, che cosa ha fatto il Governo Monti? Cosa ha lasciato in sospeso? Quanto resta da fare? I redattori de lavoce.info rispondono a queste domande su ogni singolo tema dell’azione di governo. Ha ridato credibilità al nostro paese in un’Europa chestenta a prendere decisioni all’altezza della crisi. Ha varato un’importante, anche se ancora incompleta, riforma delle pensioni. Sta ancora riformando la sua riforma del lavoro. Fatica ad avviare davvero la spending review e non riesce a dare una rotta alle politiche per la crescita, come testimoniato anche dai contraddittori i provvedimenti di sostegno alle imprese. Nessuna privatizzazione, mentre riaffiora il fantasma tutt’altro che rassicurante di una nuova Iri. Ha capito l’importanza della riforma della giustizia civile anche se i numerosi interventi varati in questo campo appaiono a rischio di revisione da parte del Parlamento. Mancano progetti sulla sanità -oggetto di importanti e spesso dolorosi tagli di spesa- e sulle politiche per la famiglia, difficili da attuare in tempi di magre risorse ma più che mai necessarie in questo momento. Grandi assenti la scuola e l’università. Nei prossimi giorni questo nostro bilancio dei primi 12 mesi di Governo Monti si arricchirà e si completerà trattando gli altri temi. In modo che ogni lettore trovi un supporto quanto più oggettivo possibile per arrivare alla propria valutazione.
Perché non eleggere un vero presidente dell’Europa, come quello degli Stati Uniti? Il modo ci sarebbe, senza modificare i trattati. Servirebbe a ridurre la mancanza di legittimazione democratica delle istituzioni paneuropee. E il sistema diventerebbe più trasparente e democratico. Nell’agenda internazionale del secondo mandato di Obama alla Casa bianca, c’è il ruolo degli USA nel mondo arabo, dopo le “primavere” che lui ha incoraggiato. Vediamo perché, a distanza di due anni, soltanto Tunisia, Egitto e Libia hanno fatto progressi in termini di libertà politiche e civili, mentre altri paesi sono rimasti al palo.
L’Imu non è uguale per tutti. Perché si basa sui valori catastali degli immobili, diversi da quelli di mercato in modo tutt’altro che omogeneo. In una stessa regione, dice una ricerca, il mercato valuta da 2,5 a 4,2 volte in più rispetto al catasto, a seconda del territorio e della tipologia abitativa. Valori di mercato come base e revisione delle aliquote sarebbero un passo verso l’equità. Era quanto avevamo proposto più di un anno fa. Peccato che il Governo non ci abbia ascoltato.
Sempre peggio la stretta creditizia in Italia. I nostri banchieri sostengono che non c’è domanda. In realtà le imprese che chiedono finanziamenti si scontrano con criteri di erogazione e costo del denaro peggiori del resto d’Europa. Le nostre imprese sono più strozzate persino delle imprese spagnole.
Barack Obama eletto per il secondo mandato di presidente, avrà bisogno di un nuovo patto sociale, di un great realignment, per far uscire gli Stati Uniti da un sentiero di crescita del debito insostenibile.
Il Governo deve intervenire con un decreto per cambiare la legge elettorale. Perché l’accordo che si profila all’orizzonte è peggio del “Porcellum”: non rappresenta la vera volontà degli elettori, non garantisce la governabilità, non seleziona la classe politica. Bene guardare all’Australia, che prevede primo voto e ballottaggio in un solo turno.
Mentre le fondazioni bancarie, che hanno bruciato miliardi di patrimonio, celebrano la Giornata del risparmio, diventa solo un ricordo il mito del risparmio italiano. Non cresce come una volta, cresce meno rispetto a tutti gli altri paesi europei e la ricchezza finanziaria è soprattutto in mano ai più vecchi.
Cambia nuovamente la strategia della Fiat in Europa, secondo il nuovo piano industriale. Punta sul segmento più alto del mercato europeo facendo leva sui marchi Alfa Romeo e Maserati, abbandonando il segmento medio su cui aveva puntato sin qui. È una sfida ad alto rischio.
Medicina europea per uscire dalla crisi, l’austerità fiscale può rivelarsi letale. È il tema di un libro appena uscito. Dovremo dire: “l’operazione è riuscita, ma il paziente è morto”? O siamo in tempo per cambiare cura?
L’onorevole Elio Belcastro, del Partito del Sud, denuncia che il prezzo dei voti, nella sordida compravendita che precede le elezioni, ha raggiunto i 300 euro. Belcastro osserva indignato che, in elezioni precedenti, il prezzo non superava i 70 euro.
Lasciamo da parte facili ironie sul fatto che di solito la lamentela sul prezzo viene dal lato della domanda (chi ha una certa età ricorderà forse la buffa canzone “Carlo Martello” di de André, in cui il sovrano lamenta un certo tipo di inflazione). Il punto che voglio fare e’ molto semplice. L’incremento di prezzo non necessariamente indica un peggioramento del senso civico dei siciliani. Invero, il prezzo dei voti potrebbe essere aumentato a causa di una riduzione dell’offerta di voti. Cioe’, se meno votanti sono disponibili a essere comprati, il prezzo di un voto aumentera’ (in equilibrio). In questo caso, la notizia riportata dall’onorevole Belcastro sarebbe una buona notizia.
Questo paradosso e’ un classico della teoria economica. In un mercato in cui sia la domanda che l’offerta possono variare, l’aumento del prezzo di equilibrio indica solo che il rapporto fra domanda e offerta e’ aumentato; ma non consente di trarre conclusioni sui valori assoluti di nessuno dei due lati del mercato. Per fare un esempio concreto, in un altro mercato illecito, quello della droga, un aumento del prezzo e’ generalmente interpretato come un successo, perche’ e’ evidenza che l’interdizione ha effetto.
Quindi: dalla teoria economica arriva un verdetto di assoluzione dei votanti siciliani (seppure per mancanza di prove)!
L’austerità fiscale è la medicina che porterà l’Europa fuori dalla crisi? Non ci crede Mario Seminerio e nel suo libro La cura letale spiega perché, attraverso un’analisi puntuale, in un linguaggio chiaro e accessibile a tutti. È il contributo di un opinionista non accademico al dibattito sulla crisi. Particolarmente apprezzabile perché sui media, vecchi e nuovi, a volte spopolano tesi accattivanti, ma del tutto prive di fondamento teorico e empirico. Mentre non sempre gli economisti riescono a trasportare in quelle discussioni la loro autorevolezza accademica.
Non vorremmo più sentire da chi governa che “La manovra può essere cambiata, purché a saldi invariati”. Una manovra economica non è un esercizio ragionieristico in cui occorre soltanto far quadrare i conti. Si può fare moltissimo cambiando la composizione di spesa e gettito, senza intaccare i saldi.
Decentrare verso Regioni a basso capitale sociale allontana la convergenza economica: l’autonomia territoriale ha fatto male al nostro Mezzogiorno. Con il disegno di legge di modifica del Titolo V della Costituzione, il Governo vuole introdurre la “formula di chiusura”, vale a dire una clausola di supremazia che permetta alle leggi dello Stato di intervenire anche nelle materie di competenza regionale. Ci vorrebbe però una Camera delle Regioni che almeno partecipi al processo legislativo.
Debutta in tribunale il nuovo articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Lascia ancora più discrezionalità al giudice. E tende a escludere il ricorso alla sanzione economica.
Secondo il ministro Grilli, il 99 per cento dei contribuentiIrpef pagherà meno imposte grazie agli interventi del disegno di legge di stabilità. Ma i conti non tornano. Considerando anche l’aumento dell’Iva nel 2013, i più poveri ci rimettono, le fasce di reddito medie e medio-alte hanno un beneficio tra lo 0,2 e lo 0,3 per cento, per i più ricchi resta tutto come prima.
Hanno fatto bene le Olimpiadi all’economia britannica: +1 per cento del Pil nel trimestre. Cameron oggi se la ride, ma Monti era nel giusto a non volere Roma 2020. Questi eventi spingono il Pil quando il denaro pubblico è speso bene. In Italia, invece, le opere si finiscono anni dopo lo svolgimento dell’evento. Basta ricordare che ai tempi di Italia ’90 non ci fu nessuna accelerazione della crescita.
Si fa presto a dire choosy, schizzinosi, ai giovani in cerca di lavoro, come ha fatto il ministro Elsa Fornero. Un’indagine dice che degli occupati tra i 18 e i 29 anni, quasi la metà ha uno stipendio inadeguato e oltre il 45 per cento ha accettato un’attività al di sotto dei propri livelli di formazione. Senza arricciare il naso.
Per costruire una unione bancaria europea che non venga travolta dalla prima tempesta finanziaria, occorrono regole comunitarie per governare le crisi delle banche. E una resolution authority dell’Eurozona con i poteri necessari. Possibile solo se le autorità nazionali fanno un passo indietro. Sarà dura…
Il Fondo investimenti per l’abitare (un fondo chiuso che fa capo alla Cassa depositi e prestiti) creato con il decreto sviluppo sembra essere vuoto. Le risorse, infatti, sono state già state impiegate.
Ecco i numeri della legge di stabilità. Non è a saldo zero, come sostiene il Governo, perchè aumenta l’indebitamento di un miliardo e mezzo nel 2013. Nel complesso una manovra inutile. Che mette a nudo i risultati quasi inconsistenti sin qui della spending review.
Dopo anni di ribassi, fatturati e ordini hanno mostrato nei mesi estivi qualche segno di attenuazione della crisi anche sul mercato interno e anche per i beni di consumo durevole che hanno pagato la crisi più di tutti. Segnali, però, non sufficienti: il mercato italiano rimane depresso e l’uscita dal tunnel non è vicina.
È iniquo e distorce la concorrenza il nuovo regime dell’imposta di bollo sugli investimenti finanziari. Pochi euro a forfait per chi deposita in banca, alle Poste o nelle polizze rivalutabili. Una minipatrimoniale dell’1,5 per mille, invece, per chi mette i risparmi in prodotti e strumenti finanziari. Ennesimo regalo alle banche?
Dalla teoria delle allocazioni alla pratica dei “mercati ripugnanti”: ecco cosa hanno studiato Alvin Roth e Lloyd Shapley per meritarsi il premio Nobel 2012 per l’economia.