Nel bilancio 2019 il governo conferma il miliardo in più per il Sistema sanitario preventivato dal precedente esecutivo. Zero novità anche sulla missione del Ssn: in futuro vogliamo mantenere il primato del pubblico (finora: buoni risultati e contenuto aumento di costi) oppure dare più spazio ai privati? Ah, saperlo.
Prosegue il purgatorio delle banche italiane. Le loro basse quotazioni di borsa riflettono il nuovo scenario politico che a parole vuole salvarle – come si è sempre fatto – per tutelare il risparmio ma poi le identifica come polli da spennare per finanziare redditi e pensioni di cittadinanza. Intanto stavolta gli istituti di credito italiani passano indenni gli stress test sulla cui utilità nel prevenire future insolvenze si discute, come al solito. Proprio per capire quanto siamo al riparo da una possibile crisi sistemica, ci siamo chiesti cosa è stato fatto e cosa no nei dieci anni dopo il fallimento di Lehman brothers. Il quadro che vien fuori da un libro fresco di stampa non è rassicurante.
Il 3 novembre (come nel 2017) è stato l’Equal pay day – il giorno a partire dal quale è come se le donne europee lavorassero gratis fino alla fine dell’anno. Il riflesso di una differenza salariale del 16,2 per cento. La distanza è più contenuta per le donne italiane che però partecipano molto meno delle loro colleghe al mercato del lavoro.
Mentre il governo annacqua la legge Fornero, un rapporto Inps fornisce tanti dati che spiegano a chi vanno i 286 miliardi all‘anno della previdenza: pensioni d’oro e pensioni da fame, pluripensionati con due o tre trattamenti, differenze di genere e differenze geografiche. Tutti diseguali di fronte (e grazie) alla legge.
Solo sulla Milano-Roma Trenitalia+Alitalia coprono almeno il 70 per cento del traffico. Probabile dunque che Il piano governativo di ingresso di Fs nel capitale della compagnia aerea sollevi problemi di antitrust. Da affrontare con la dismissione di rami delle due aziende e il rischio di un’operazione in perdita.
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Dieci anni fa esplodeva la crisi finanziaria. In “La rete bucata. Le regole e i controlli sulla finanza”, Angelo Baglioni spiega cosa è stato fatto perché non si ripeta. Il quadro non è consolante. Pubblichiamo qui un estratto dell’introduzione al libro.
Mentre il ministro Savona – senza dare le dimissioni – definisce il condono fiscale una forma di redistribuzione, vale la pena di continuare a studiarne i dettagli. Tra questi c’è la sanatoria di multe e bolli auto di importo sotto i mille euro che andrebbe incontro a chi non ha potuto pagare (per chi lo ha fatto: peccato!) e per alleggerire il “magazzino” della macchina tributaria. Che rimarrebbe inefficiente come prima.
Da Francoforte Mario Draghi ha parlato di ripresa europea in rallentamento che convalida l’esigenza di mantenere una politica di bassi tassi e aiuto al credito da parte della Bce. All’Italia un avvertimento: in caso di rischio di default niente salvataggi. Eventualmente c’è solo l’Omt (un piano di acquisto di titoli che metterebbe i nostri conti sotto tutela Ue). Meglio invece che si abbassino i toni e si cerchi un accordo. Del resto un nuovo studio mostra che le banche italiane sono uscite dalla Grande crisi più fragili degli altri istituti di credito dei grandi paesi europei. E fanno fatica a recuperare redditività.
Anche il governo Lega-M5s proverà ad attuare la spending review. Chissà se il tentativo avrà più successo dei precedenti che si sono incagliati contro la resistenza dei burocrati e l’assenza di volontà dei singoli ministri. Ma dagli errori passati qualcosa si può imparare per rendere l’azione più efficace. A proposito di spesa pubblica, non è un buon segnale che il piano di rilancio della pubblica amministrazione presentato dal governo sia tutto incentrato su assunzioni di personale: poliziotti, magistrati e personale amministrativo. Senza cenni a formazione, programmazione, valutazione, il rischio clientelismo è dietro l’angolo.
Le start up innovative in Italia sono oltre 7.500, per un quarto con base in Lombardia. Una ricerca ne disegna profilo, settori di sviluppo, caratteristiche, forme di finanziamento. Con qualche sorpresa. Per esempio, i fondatori non sono giovanissimi ma hanno in maggioranza esperienza da imprenditori o manager.
Nel corso della crisi molte banche europee hanno registrato improvvise cadute di redditività, che ben poche sono riuscite a recuperare. L’analisi dei fattori macroeconomici e aziendali che le hanno determinate non è incoraggiante per quelle italiane.
Una cinquantina di gruppi bancari europei, tra cui quattro italiani, sono nel pieno del processo degli stress test che si concluderà a novembre. Numerose le critiche ai rigorosi criteri stabiliti dall’Eba e interpretati con accondiscendenza. Ma non nei confronti di tutti.
Nell’ultimo anno, lo stato di salute delle banche italiane è migliorato. Ma i punti deboli non mancano: crediti deteriorati, titoli pubblici, redditività. Ce lo dice un rapporto della Banca d’Italia. E anche il confronto internazionale lo conferma.
Il nuovo bilancio Ue proposto dalla Commissione dimagrisce per i tagli indotti dalla Brexit. L’accordo sulle nuove priorità – meno risorse su coesione e agricoltura, più per l’Europa del futuro (sicurezza, infrastrutture, agenda digitale) – richiederà unanimità degli stati membri e maggioranza nel Parlamento. Difficile che passi.
Mentre ferve lo stallo politico, tutto procede. La Banca d’Italia rassicura: lo stato di salute delle banche è migliorato. Solo un pochino, veramente, se si fanno confronti con gli altri paesi. Perché troppi crediti deteriorati e titoli pubblici in cassaforte e cronicamente bassa redditività continuano ad appesantire i loro bilanci. Intanto, con il ministro dell’Economia Padoan che parla del Def, partono le audizioni davanti ai 67 membri delle Commissioni speciali di Camera e Senato istituite per assicurare la continuità dell’attività parlamentare in questi mesi senza nuovo governo e senza una maggioranza politica. Tra i capi partito che incrociano veti e pregiudiziali Luigi Di Maio la spara grossa, sostenendo che un padre di famiglia che perde il lavoro è abbandonato a se stesso. Non è così, come chiarisce il fact-checking de lavoce.info.
I giapponesi sono sempre al primo posto nel numero di brevetti nel campo dell’intelligenza artificiale, ma (come gli americani) subiscono l’avanzata di paesi emergenti come Corea del Sud, Cina e Taiwan. Anche la Ue arretra e per questo la Commissione corre ai ripari aumentando i finanziamenti del programma Horizon.
È vero che i figli di genitori laureati vanno al liceo, dove c’è meno bullismo rispetto alle scuole tecniche o professionali? In effetti questi episodi sono meno frequenti nei licei rispetto agli altri indirizzi, ma nulla mostra che ciò sia dovuto alla classe sociale di provenienza, misurata dal grado di istruzione dei genitori.
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Le normative europee prevedono che le autorità di vigilanza esaminino periodicamente le singole banche. Ma sull’esito non c’è trasparenza, neanche verso le banche stesse. Eppure una maggiore chiarezza del processo potrebbe rafforzare il ruolo della Bce.
La campagna elettorale ha dimenticato le banche. Ma il prossimo governo dovrà negoziare in Europa su assicurazione dei depositi, regole di vigilanza e titoli pubblici nei bilanci bancari. Altrimenti decideranno gli altri. E non sarà un bene per l’Italia.
Dopo i fuochi di artificio della Commissione parlamentare d’inchiesta, in campagna elettorale sul tema banche è calato il sipario. Eppure il nuovo governo dovrà subito negoziare in Europa su assicurazione dei depositi, regole di vigilanza e titoli pubblici nei bilanci bancari. Se no, a decidere saranno Merkel e Macron. L’Embraco che delocalizza dal Piemonte alla Slovacchia solleva tanti punti di domanda. Giusto vigilare su forme di concorrenza sleale nei paesi Ue. Sbagliato stupirsi che le produzioni a basso valore aggiunto si spostino verso paesi più poveri. Anche l’Italia si è industrializzata così nel dopoguerra. E lo sviluppo di questi paesi significa meno flussi migratori. A proposito di immigrazione (e pensioni) Matteo Salvini dice che gli stranieri in Italia prendono un miliardo all’anno senza aver versato contributi. Falso, come dimostra il fact-checking de lavoce.info.
Si allunga la nostra aspettativa di vita ma non per tutti allo stesso modo. Ci sono grandi differenze tra Nord e Sud Italia. Poi contano le differenze ricchi-poveri, più o meno istruiti. Non è difficile indovinare chi campa più a lungo. Oltre a vivere sani importa anche morire dignitosamente e soffrendo il meno possibile. Un nuovo libro racconta il cammino delle norme per i malati terminali dalla fine del secolo scorso a oggi. E anche qui l’applicazione della legge (hospice, cure palliative, terapia del dolore) è ben diversa tra Nord e Sud.
Andata in crisi dopo alterne vicende, Meridiana diventa Air Italy e cerca di riprendere quota grazie al nuovo azionista Qatar Airways che – a differenza di ciò che fece Etihad con Alitalia – investe massicciamente e rivolta il modello di business basandolo sul lungo raggio. Sembra un progetto sensato.
Andando verso la fine della campagna elettorale è ancora più pressante del solito l’esigenza di verificare le affermazioni dei politici. Il difetto principale del Reddito di cittadinanza (proposto dal M5s) è il suo costo elevato. Secondo Matteo Renzi sarebbe invece un incentivo a non lavorare, il che è una semplificazione che può tuttavia essere argomentata. La coalizione di centro-destra lancia ambiziosi programmi di maggiori spese e minori entrate. In tv Berlusconi ha spiegato che i costi delle proposte ammontano a “soli” 110 miliardi a fronte di ben 275 miliardi di possibili coperture. Il nostro fact-checking mostra che questi conti non tornano. In ogni caso, dopo le promesse di meno imposte sui redditi, quando si governa, si preferiscono tagli visibili e quantitativamente modesti, più facili da finanziare. E così l’Irpef rimane quella che è.