Com’era prevedibile, non è bastata la notte elettorale a rendere noto il nome del nuovo presidente degli Stati Uniti. Biden sembra in netto vantaggio ma le divisioni interne sono lontane dall’essere sanate. A partire dal conteggio dei voti per posta.
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Nessuno dei due candidati alla Casa Bianca sembra essere uscito vincitore dal primo dibattito televisivo. C’è però uno sconfitto: il dibattito pubblico americano, che mai prima aveva toccato un livello così basso. È il riflesso di una società polarizzata.
Pandemia e lockdown potrebbero portare alla rottura delle catene internazionali di fornitura alla produzione. Un nuovo colpo al multilateralismo, dopo quello provocato dal ritorno dei protezionismi. Ma l’Unione Europea ha una risposta pronta.
In tutto il mondo i governi più conservatori e populisti hanno a lungo cercato di minimizzare la portata della pandemia. Ma i cittadini sembrano premiare, almeno per ora, le amministrazioni che sono intervenute con tempestività e misure drastiche.
Dopo la pausa imposta dal Covid-19, nell’ex colonia britannica riprendono le proteste. A essere presa di mira è la nuova legge per la sicurezza nazionale in discussione a Pechino, ma in gioco c’è molto di più. A partire dal futuro del modello “un paese, due sistemi”.
Stati Uniti e Cina hanno firmato un accordo che mette fine alla guerra commerciale. Per l’amministrazione americana è un indubbio successo. Senza una riforma del Wto, però, per il sistema multilaterale degli scambi potrebbe rivelarsi una vittoria di Pirro.
La Fed è intervenuta per calmare le tensioni sul mercato dei repurchase agreement. Non è un nuovo 2008. Ma se la soluzione tampone non sarà resa strutturale, il collo di bottiglia di fine anno potrebbe richiedere nuovi interventi, per importi più alti.
Al di là dell’inviperito tweet di Trump sul taglio dei tassi timido, ha fatto notizia la decisione della Fed di immettere liquidità in un sistema bancario che ha un eccesso di riserve. Fa trasparire la necessità di una messa a punto delle tecniche operative.
Il vertice di Osaka ha evitato un avvitarsi della guerra commerciale tra Usa e Cina, però non ha fatto alcun passo avanti su temi propri del G20 come la riforma del Wto. I due grandi si scambiano concessioni, ma tengono sotto scacco il resto del mondo.