Quello siglato in Vietnam tra la Cina e altri 14 paesi asiatici è l’accordo commerciale più grande del mondo. Una rivincita di Pechino che, dopo il fallimento del Tpp per mano di Trump, prova ora a isolare gli Stati Uniti nel Pacifico. Cosa cambia per l’Ue?
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Ci sono voluti giorni prima di conoscere il vincitore delle elezioni Usa ma alla fine la vittoria di Joe Biden è stata più netta di quanto la lunga attesa possa far pensare. Davvero, come hanno detto in molti, i sondaggi hanno sbagliato anche stavolta?
Nessuno dei due candidati alla Casa Bianca sembra essere uscito vincitore dal primo dibattito televisivo. C’è però uno sconfitto: il dibattito pubblico americano, che mai prima aveva toccato un livello così basso. È il riflesso di una società polarizzata.
Pandemia e lockdown potrebbero portare alla rottura delle catene internazionali di fornitura alla produzione. Un nuovo colpo al multilateralismo, dopo quello provocato dal ritorno dei protezionismi. Ma l’Unione Europea ha una risposta pronta.
In tutto il mondo i governi più conservatori e populisti hanno a lungo cercato di minimizzare la portata della pandemia. Ma i cittadini sembrano premiare, almeno per ora, le amministrazioni che sono intervenute con tempestività e misure drastiche.
Dopo la pausa imposta dal Covid-19, nell’ex colonia britannica riprendono le proteste. A essere presa di mira è la nuova legge per la sicurezza nazionale in discussione a Pechino, ma in gioco c’è molto di più. A partire dal futuro del modello “un paese, due sistemi”.
Stati Uniti e Cina hanno firmato un accordo che mette fine alla guerra commerciale. Per l’amministrazione americana è un indubbio successo. Senza una riforma del Wto, però, per il sistema multilaterale degli scambi potrebbe rivelarsi una vittoria di Pirro.
La Fed è intervenuta per calmare le tensioni sul mercato dei repurchase agreement. Non è un nuovo 2008. Ma se la soluzione tampone non sarà resa strutturale, il collo di bottiglia di fine anno potrebbe richiedere nuovi interventi, per importi più alti.