Con il ritorno dell’inflazione è tornato anche il fiscal drag. Per lavoratori dipendenti e pensionati è una quota non indifferente di Irpef pagata in più senza un reale aumento del reddito. Lo stato dovrebbe restituirlo: i modi per farlo ci sono.
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La manovra di bilancio 2025 rende permanenti le misure per il sostegno dei redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti. Ma i provvedimenti non si ispirano a un disegno di riforma coerente e razionale dell’Irpef e complicano ancora di più il sistema.
Ridurre il carico fiscale su pensionati e lavoratori dipendenti con reddito medio è possibile. Basta portare la tassazione su donazioni e successioni ai livelli di altri paesi europei. Una semplice modifica delle aliquote darebbe un gettito di 3,5 miliardi.
Il governo ha approvato una manovra per il 2025 da poco più di 28 miliardi. Per una parte verrebbe finanziata in deficit. Ma il problema sono le coperture previste: se si escludono l’utilizzo del fondo per la delega fiscale e i tagli a regioni ed enti locali, non provengono da entrate permanenti.
Il governo ha varato il primo decreto di attuazione della delega fiscale. Prevede quattro novità sull’Irpef. Ma si tratta di interventi relativamente limitati e, soprattutto, validi solo per il 2024. Alcuni esempi dei possibili risparmi di imposta.
Lo sgravio contributivo è accettabile solo se è uno strumento temporaneo a sostegno dei bassi redditi da lavoro. Altrimenti crea trappole fiscali e recide il legame tra contributi e prestazioni. Non c’è alternativa a una seria riforma dell’Irpef.
Insistere nella difesa fine a sé stessa della progressività non permette di affrontare i veri problemi dell’Irpef. La metodica erosione delle basi imponibili l’ha trasformata in un’imposta speciale sui redditi da lavoro dipendente e pensione.
L’Irpef è l’imposta più importante del nostro ordinamento. Per valutare gli effetti delle modifiche previste nella legge delega fiscale occorrerà conoscere i dettagli e le modalità di copertura. Il rischio principale è una “riforma a metà”.
Il disegno di legge di bilancio 2023 prevede norme che contribuiscono a erodere ulteriormente la base imponibile Irpef e aumentano la complessità e l’iniquità del sistema. La più importante riguarda l’estensione della “flat tax delle partite Iva”.
Il lavoro dipendente genera mediamente il 55 per cento del gettito Irpef, mentre il contributo dei pensionati è in netta crescita, ora attorno al 30 per cento. Scende invece il gettito da lavoro indipendente, per effetto dei regimi fiscali agevolati.