Il disegno di legge di bilancio per il 2026 modifica ancora l’Irpef. Per modeste riduzioni sui redditi medio-alti, la struttura dell’imposta si complica ancor di più e si erode la base imponibile. Serve una riforma che riporti razionalità ed equità .
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Il governo continua a ripetere che la pressione fiscale è salita nel 2024 perché è aumentata l’occupazione. Come già chiarito su lavoce.info, la spiegazione va cercata altrove ed è molto meno positiva: è legata a un sistema fiscale mal disegnato.
La flat tax non è di per sé incompatibile con il rispetto di severi vincoli di bilancio. E non è neanche vero che gli attuali livelli di spesa e dunque di prelievo siano intoccabili. Già nel 2017 una proposta mostrava i vantaggi dell’aliquota piatta.
Con il ritorno dell’inflazione è tornato anche il fiscal drag. Per lavoratori dipendenti e pensionati è una quota non indifferente di Irpef pagata in più senza un reale aumento del reddito. Lo stato dovrebbe restituirlo: i modi per farlo ci sono.
La manovra di bilancio 2025 rende permanenti le misure per il sostegno dei redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti. Ma i provvedimenti non si ispirano a un disegno di riforma coerente e razionale dell’Irpef e complicano ancora di più il sistema.
Ridurre il carico fiscale su pensionati e lavoratori dipendenti con reddito medio è possibile. Basta portare la tassazione su donazioni e successioni ai livelli di altri paesi europei. Una semplice modifica delle aliquote darebbe un gettito di 3,5 miliardi.
Il governo ha approvato una manovra per il 2025 da poco più di 28 miliardi. Per una parte verrebbe finanziata in deficit. Ma il problema sono le coperture previste: se si escludono l’utilizzo del fondo per la delega fiscale e i tagli a regioni ed enti locali, non provengono da entrate permanenti.
Il governo ha varato il primo decreto di attuazione della delega fiscale. Prevede quattro novità sull’Irpef. Ma si tratta di interventi relativamente limitati e, soprattutto, validi solo per il 2024. Alcuni esempi dei possibili risparmi di imposta.
Lo sgravio contributivo è accettabile solo se è uno strumento temporaneo a sostegno dei bassi redditi da lavoro. Altrimenti crea trappole fiscali e recide il legame tra contributi e prestazioni. Non c’è alternativa a una seria riforma dell’Irpef.
La nuova legge di bilancio è davvero austera?
Di Desk
il 05/11/2025
in Lavoce in mezz'ora
Lavoce in mezz’ora è il format di divulgazione di lavoce.info che porta la ricerca economica in un dialogo diretto con esperte ed esperti.
In questa puntata conversiamo con Roberto Perotti, professore di politica economica alla Università Bocconi, per analizzare la nuova legge di bilancio e lo stato dei conti pubblici italiani.
È la quarta manovra del governo di Giorgia Meloni: vale 18,5 miliardi di euro, mantiene alta la pressione fiscale e privilegia l’equilibrio dei conti rispetto a politiche di stimolo. Tra le misure principali ci sono la riduzione dell’Irpef per il ceto medio e nuove tasse su banche e assicurazioni. Una strategia di continuità , che punta alla stabilità ma lascia aperte domande sul rilancio della crescita.
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