Il bonus di 80 euro andrà soprattutto a beneficio delle famiglie della classe media, proprio perché generalmente hanno più di un reddito da lavoro dipendente. Le donne, in media con redditi più bassi, lo otterranno più degli uomini. Mancano ancora misure strutturali per il contrasto alla povertà.
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Il Governo vara il decreto che garantisce 80 euro in più al mese nella busta paga di 10 milioni di lavoratori dipendenti. La forma prescelta è quella di un bonus monetario e non di un rafforzamento della detrazione Irpef. Le modalità tecniche di applicazione del provvedimento.
Il governo Renzi ha deciso di finanziare lo sgravio Irpef per i redditi più bassi accogliendo solo in parte i suggerimenti provenienti dalla Spending review di Carlo Cottarelli: nella fattispecie è stata compiuta la scelta politico-elettorale di togliere tutta la parte relativa alle pensioni, e di demandare alle regioni eventuali tagli alla spesa sanitaria.
L’abilità comunicativa del presidente del consiglio Renzi è notevole, ma non riesce ancora ad allungare le coperte corte che sono tipiche dell’economia.
Quelli che vogliono abbandonare l’euro lasciano credere che il ritorno alla lira si potrebbe fare da un giorno all’altro, senza danni, anzi con grande vantaggio per la competitività del paese. Vediamo perché le cose non stanno così e perché un’operazione del genere diventerebbe un folle balzo nel vuoto.
La cancellazione di tutte le detrazioni Irpef diverse da quelle per lavoro e carichi familiari renderebbe l’imposta molto più semplice da applicare. L’effetto redistributivo resterebbe immutato. E l’aumento del gettito potrebbe essere usato per rivedere la struttura dell’Irpef.
Il Governo vuole assicurare un aumento di reddito di 1000 euro l’anno a chi percepisce fino a 1500 euro mensili netti. Ma l’ennesimo intervento sulle detrazioni per il lavoro non può che produrre effetti dirompenti sulla struttura dell’Irpef.
La riduzione dell’Irpef riguarderà davvero tutti i lavoratori dipendenti sotto i 25mila euro? No, perché non è prevista alcuna imposta negativa che permetta anche agli incapienti di beneficiare della detrazione. Introdurla costerebbe 14 miliardi.
Riducendo l’Irap si abbatterebbe il costo del lavoro senza incidere sui salari, intervenendo sull’Irpef si otterrebbe l’esito opposto. Una proposta alternativa per ridurre veramente il cuneo fiscale, a partire dai redditi più bassi. E incentivare l’emersione del lavoro nero.
Il nuovo governo, pur in assenza del ministro per gli Affari europei, dovrà immediatamente aprire negoziato con Bruxelles. Nel caso di sforamento del tetto del 3 per cento potrà beneficiare degli accordi contrattuali che possono aiutare i paesi che fanno le riforme. Vediamo di cosa si tratta. Un nuovo decreto “salva Roma” all’orizzonte . Ma i soldi dei contribuenti alle amministrazioni in dissesto vanno condizionati a programmi di serio risanamento. Altrimenti si apre una voragine.
Madre di tutte le battaglie di Matteo Renzi è la lotta alla burocrazia. Ecco delle linee guida di una riforma seria: tetto agli stipendi; catena di comando accorciata; barriere tra amministrazione, politica e giurisdizione; dirigenza professionale selezionata con concorsi imparziali; esclusività degli incarichi; mobilità.
Torniamo a parlare delle iniquità nascoste nel nostro sistema di imposte sui redditi. Il difetto più grave sta nelle detrazioni d’imposta decrescenti. Una vera riforma deve quindi eliminarle, oltre che rimodulare le aliquote. Come farlo rispettando i rigorosi vincoli di bilancio?
Moneta virtuale di maggior successo, il Bitcoin ha visto crollare la sua quotazione per il rischio di fallimento di Mt. Gox, uno dei suoi principali gestori. Una bolla speculativa che era destinata a scoppiare, anche perché altri mezzi di pagamento virtuali sono in arrivo.
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La replica a Paladini e Visco
Di Nicola Borri, Salvatore Nisticò, Giuseppe Ragusa e Pietro Reichlin
il 07/03/2014
in Commenti e repliche
Ruggero Paladini e Vincenzo Visco su lavoce.info propongono una riforma ambiziosa della tassazione sui redditi volta a eliminare le distorsioni prodotte dalle detrazioni di imposta decrescenti, in parte criticando il nostro precedente articolo pubblicato, sempre su lavoce.info, l’11 febbraio in cui proponevamo una diversa riforma che cercava di limitare le medesime distorsioni adottando una detrazione fissa per redditi tra gli 8 e i 15 mila euro, e decrescente poi in maniera lineare fino a 55 mila euro.
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