Il dibattito nazionale sul salario minimo si è arenato, ma la discussione prosegue a livello locale. Per esempio, a Milano si ragiona di un salario giusto, calcolato sulla base del costo della vita, con adozione volontaria da parte delle aziende.
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Anche all’interno di territori competitivi, emergono notevoli disparità a favore delle imprese nelle aree urbane o periurbane. Le politiche regionali e quelle per le aree interne devono tener conto di queste differenze, evidenziate da nuove tecniche.
Con vincitori scontati, i risultati più attesi delle Regionali riguardavano i consensi per l’alleanza tra Pd e M5s in Lombardia o per quella Pd-Terzo polo nel Lazio, i rapporti di forza nella maggioranza, il dato sull’astensione. Ecco come è andata.
Il 12 e 13 febbraio vanno al voto due grandi regioni italiane: Lombardia e Lazio. Un po’ a sorpresa sui giornali e in tv se ne è parlato poco. Eppure, di temi interessanti su cui discutere ce ne sarebbero stati parecchi, in entrambi i casi.
In Lazio e Lombardia le aziende sanitarie pubbliche ricevono una quota rilevante di contributi regionali che non corrispondono né a prestazioni né a funzioni di ricerca. Senza il privato, la spesa sanitaria di entrambe sarebbe presumibilmente più alta.
Lombardia e Lazio destinano una quota importante di risorse finanziarie a operatori privati invece che alla sanità pubblica. Ma non sempre la scelta comporta una maggiore efficienza del sistema, come testimoniano i livelli essenziali di assistenza.
Cresce anche in Italia il pluralismo religioso, soprattutto nelle periferie delle città. Queste comunità svolgono un ruolo positivo per l’integrazione degli immigrati nella società. Meriterebbero il riconoscimento istituzionale che finora è mancato.
Il lockdown è stato inutile? Il confronto dell’andamento dei decessi in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e provincia di Trento mostra che le restrizioni alla mobilità e alle attività economiche hanno permesso di arginare la circolazione del coronavirus.
Il Pnrr è il più importante piano di politica economica degli ultimi trent’anni. Ma la sua versione aggiornata è un documento privo di obiettivi precisi e di strumenti con cui raggiungerli: il contrario di quanto chiede la Commissione Ue. Unione Europea chiamata però da parte sua a “svecchiare” le modalità di valutazione delle politiche economiche. Per esempio classificando come investimenti alcune spese oggi definite correnti.
Dietro agli ingenti fondi stanziati per rispondere alla crisi pandemica si nasconde il rischio che l’erogazione segua logiche legate più all’affinità politica che alla visione strategica. Il caso della Lombardia. Per prevenire ulteriori conflitti tra stato e regioni, si potrebbe potenziare il cosiddetto “decentramento asimmetrico”. Che non vuol dire però ampliare i divari già esistenti tra le regioni.
Tra i più colpiti dalla crisi ci sono i lavoratori immigrati, che spesso partono da una situazione socio-economica già preoccupante. E così aumentano discriminazioni e disuguaglianze. Disuguaglianze che si fanno sentire anche nel fumo, abitudine diffusa soprattutto nelle fasce di popolazione a basso reddito. Servono forme di tassazione in grado di favorire stili di vita più sani.
Pur non essendo la soluzione ottimale, il recupero di energia dai rifiuti è a oggi l’unica alternativa reale alla discarica. E può rappresentare un contributo prezioso al percorso europeo di decarbonizzazione.
Spesso un grafico vale più di tante parole: seguite la nostra rubrica “La parola ai grafici”.
Per rispondere alla crisi innescata dalla pandemia sono stati stanziati ingenti fondi. Il rischio è che siano erogati seguendo logiche legate all’affinità politica e non a visioni strategiche. Ne è un esempio il “piano Marshall” di Regione Lombardia.
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