Le imprese italiane sono poco digitalizzate. Pur quando sono presenti, le tecnologie producono bassi rendimenti. Molto dipende dalla scarsa qualità del capitale umano di lavoratori e manager. E ciò influenza anche l’efficacia degli incentivi pubblici.
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Di fronte al diffondersi di informazioni false o non verificate in merito ai vaccini, la voce delle istituzioni risulta spesso debole. Proviamo a rispondere ai principali dubbi sollevati in questi mesi.
Dall’inizio della crisi si è discusso molto di licenziamenti e poco di assunzioni: sono un milione e mezzo quelle perse dall’inizio della pandemia. Che avrebbero potuto riassorbire gli esuberi strutturali. A proposito di posti di lavoro, erano in molti a sostenere che Quota 100 avrebbe contribuito a crearne di nuovi. In realtà i primi dati mostrano come gli effetti di “rimpiazzo” siano stati solo parziali. I lavori non sono tutti uguali, meno che mai in termini di longevità: notevoli le disparità in base all’occupazione al momento del pensionamento, in particolare per gli uomini. Fondamentale tenerne conto.
Nell’ultimo anno e mezzo le misure di sostegno e redistribuzione del reddito si sono moltiplicate, grazie a diversi interventi emergenziali. Con quali effetti sulla riduzione delle disuguaglianze? Tra le misure già in essere prima dello scoppio della pandemia c’è il reddito di cittadinanza. Solo un terzo dei percettori ha maturato contributi previdenziali. Segno che molti sono rimasti esclusi dal mercato del lavoro. Come è stata gestita dalle imprese la cassa integrazione Covid? Le aziende in cui è stata distribuita più equamente tra i dipendenti sono anche quelle con i rapporti di lavoro più stabili. Cruciale nel determinare le performance di un’impresa è la qualità del management: uno studio sulle aziende che perdono un dirigente per morte improvvisa evidenzia l’importanza dell’offerta locale di manager.
La scelta della Bce di includere nelle proprie scelte strategiche anche considerazioni sui cambiamenti climatici non deve stupire. Ma quali strumenti ha a disposizione una banca centrale?
Spesso un grafico vale più di tante parole: seguite la nostra rubrica “La parola ai grafici”.
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La qualità del management ha un ruolo fondamentale nel plasmare i risultati di un’azienda. È perciò determinante l’offerta locale di dirigenti. Ecco cosa si impara da uno studio sull’andamento delle imprese che perdono un dirigente per morte improvvisa.
Basterà il voucher per frequentare un Mba a correggere la carenza strutturale di donne in posizioni dirigenziali? Un ostacolo alla progressione di carriera è il carico di lavoro di cura che ricade sulle donne. Di questo dovrebbe occuparsi la politica.
Mentre la politica insegue gli umori popolari sulla legittima difesa, prosegue il calo degli omicidi, scesi dell’80 per cento tra il 1991 e il 2016 (da 1916 a 397 casi). In tutta Italia. La percezione di insicurezza diffusa viene dall’aumento delle rapine, non dalla paura di essere uccisi.
Ryanair grande azionista di un’Alitalia che, pagando una pesante penale, esce dall’alleanza suicida con Air France? È uno scenario possibile perché la compagnia low cost potrebbe sviluppare le tratte di lungo raggio dell’italiana e sostituirsi ad essa nel medio raggio oggi fonte di perdite senza fondo. Qualcosa bisognerà inventarsi per uscire dalla sindrome che vede il Pil dell’Italia al traino di quello dell’Europa.
Uno studio di Bankitalia mostra che quando usano le procedure ordinarie le banche recuperano il doppio dei loro crediti deteriorati rispetto a quando passano per il mercato (47 contro 23 per cento del dovuto). Per questo all’ultimo Ecofin a Malta si è parlato di cedere le sofferenze ai sofferenti, cioè agli stessi debitori morosi. In Europa si parla anche dei troppi titoli di stato nei portafogli delle banche italiane e del resto dell’Ue. Per ridurne la rischiosità, si potrebbe ponderarli tra gli attivi in funzione del rating dei paesi o della capitalizzazione degli istituti di credito.
Sono utili e suscitano interesse le classifiche internazionali delle università. Ma sono tante, basate su criteri diversi e dunque vanno interpretate. Se ne può anche ricavare una valutazione generale dell’istruzione terziaria nei vari paesi. Da cui emerge che l’Italia non si piazza poi tanto male.
Un recente studio conferma che disporre di un buon manager fa il successo di un’impresa. Anche se poi – scavando – si vede che per valutare le capacità di un dirigente c’è da guardare a quanto valore ha creato nel suo percorso professionale da un’azienda all’altra e alle competenze che ha lasciato in eredità.
Carlo Scarpa risponde ai commenti al suo articolo “Su Alitalia fidiamoci del mercato”.
15 anni de lavoce.info: feste-convegni 5 giugno a Milano e 6 giugno a Roma
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Avere un buon manager può essere cruciale per i risultati di un’impresa. Soprattutto quando sa far tesoro delle sue esperienze passate. Lo dimostra una ricerca sulle esportazioni delle aziende portoghesi in Angola dopo la fine della guerra civile.
Si fa un gran parlare degli stipendi d’oro dei top manager, ma si sorvola sui compensi troppo bassi degli amministratori indipendenti e dei sindaci delle società. Eppure il rischio è evidente: considerare come una sinecura quello che invece dovrebbe essere un lavoro da svolgere con rigore e impegno.