L’Italia è tra i paesi che hanno rilasciato meno permessi di lavoro per immigrati qualificati. Incentivare l’arrivo di competenze dall’estero aiuterebbe le imprese e migliorerebbe la percezione verso l’immigrazione.
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La Lega punta di nuovo sulle pensioni per la campagna elettorale, questa volta proponendo l’uscita anticipata dal lavoro a chi ha versato 41 anni di contributi. Come per Quota 100, sarebbe una misura molto costosa e con pochi vantaggi.
Uno dei nodi fondamentali da sciogliere nella prossima legislatura è quello delle politiche attive del lavoro, ancora inefficienti in Italia rispetto all’estero. Ecco a che punto siamo e alcune delle priorità da affrontare.
Il Reddito di cittadinanza si è dimostrato uno strumento fondamentale nel contenere la povertà, ma ha ampi margini di miglioramento. Le modifiche, però, dovrebbero basarsi su dati empirici e non su valutazioni politiche.
Il reddito di cittadinanza non produce effetti solo in ambito lavorativo. Per esempio, aumenta la probabilità di concepire un figlio tra le donne beneficiarie rispetto alle richiedenti che ne sono state escluse. Forse perché cresce la fiducia nel futuro.
Tra il 2020 e il 2021 il ricorso alla cassa integrazione ha interessato quasi 10 milioni di lavoratori. La Cig ha svolto un ruolo cruciale nel mantenimento del sistema produttivo italiano, anche se ne hanno beneficiato soprattutto i lavoratori stabili.
Secondo i dati Istat gli occupati con contratti temporanei sono a livelli record. Ma gli accordi per periodi molto brevi riguardano solo poche specifiche professioni. Come nell’ultimo decennio, la durata media prevista per il 2021 è di circa 4 mesi.
I dati confermano che per trovare lavoro gli italiani ricorrono in modo sistematico ai canali informali. Ma ciò ha gravi conseguenze: frena la capacità di selezione del mercato e porta a perdite di produttività. E anche sui sussidi bisogna fare attenzione.
Nel mercato del lavoro del futuro saranno sempre più anche le persone a selezionare le imprese e non solo viceversa. La protezione più efficace della libertà e sicurezza di chi lavora sarà nel potenziamento dei servizi di orientamento, informazione e formazione.
La flessibilità dei contratti a tempo determinato diminuisce in modo significativo la probabilità di trasformazione in tempo indeterminato, con riflessi negativi sui salari, anche nel medio periodo. A pagarne le conseguenze sono soprattutto i giovani.