A fine anno scade “quota 100” e si riapre il tema della flessibilità in uscita dal mercato del lavoro. La scadenza potrebbe dare l’occasione per ridisegnare in modo coerente l’intero sistema. Facendo leva anche sulla transizione al sistema contributivo.
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Sui vaccini sono in molti ad accusare i più giovani di aver anteposto l’interesse personale alla salute pubblica finché non sono state minacciate, con il green pass, limitazioni alla socialità. Ma è davvero così?
Nel riformare l’Irpef, le detrazioni per reddito da lavoro e i bonus andrebbero sostituiti da una detrazione unica fissa fino a un dato livello di reddito, che preveda anche un’imposta negativa. Ecco come. A essere caduto nel dimenticatoio è il tema delle pensioni, con la maggioranza divisa tra chi vorrebbe abbandonare Quota 100 e chi addirittura potenziarla. Più chiara, ma non priva di criticità, la posizione dei sindacati.
Perché la distribuzione del reddito di cittadinanza è così eterogenea dal punto di vista territoriale? C’entrano le differenze socio-economiche e di capitale sociale, come mostra un’analisi a livello comunale. Al centro di gran parte dei piani di ripresa presentati in Europa c’è la transizione energetica, nella quale l’idrogeno avrà un ruolo da protagonista. Ma le barriere da superare sono ancora molte. La sentenza della Corte Suprema Usa sul caso Oracle-Google sancisce che il copyright non si estende agli eventuali usi trasformativi di un’opera. Lasciando però aperte ancora molte questioni.
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Sulle pensioni il governo resta muto, diviso fra chi vuole lasciar cadere Quota 100 e chi chiede misure perfino più generose. Al contrario, i sindacati si sono espressi da tempo con una piattaforma unitaria presentata al ministro Orlando. Analizziamola.
Nel dibattito su quota 100 si era detto che la misura avrebbe liberato posti di lavoro per i giovani. Ora un’analisi sui dati individuali delle carriere lavorative degli italiani mostra che gli effetti di “rimpiazzo” della forza lavoro sono stati parziali.
Il sistema contributivo va riformato prima che vadano a regime gli errori e le lacune da cui è afflitto. Un riordino che riguardi la perequazione, i coefficienti di trasformazione e le regole di pensionamento. Ma il rischio è che anche il nuovo governo si limiti a provvedimenti di basso profilo.
Gli effetti negativi di Quota 100 si protraggono oltre i tre anni della sua esistenza. Occorre risolvere i problemi di equità creati dalla misura e introdurre nel mercato del lavoro una flessibilità in uscita sostenibile. Approfittando anche del Recovery Plan.
Per stabilire l’efficacia delle misure adottate contro la pandemia è fondamentale conoscere il dato degli ingressi in terapia intensiva nelle 24 ore. Dato che però continua a non essere pubblico. Sono i numeri sulla letalità del Covid a suggerire di separare i giovani dagli anziani, per ridurre il rischio per questi ultimi. Una soluzione di non facile attuazione ma senz’altro preferibile a un nuovo lockdown.
L’esperienza di Quota 100 è stata disastrosa: urge ristabilire l’equità e introdurre una flessibilità sostenibile in uscita dal mercato del lavoro. Le risorse del Recovery Fund possono aiutare. Problemi e criticità anche sul fronte della formazione dei lavoratori: la scadenza per iscriversi ai corsi del “Fondo nuove competenze” è il 31 dicembre e il percorso di attivazione molto tortuoso. La pandemia incide sull’attitudine nei confronti della sicurezza sociale e fa crescere il sostegno ai programmi pubblici di assistenza sanitaria e protezione sociale. Uno studio sugli Stati Uniti.
Indici di performance nei servizi pubblici? Potrebbero innescare un circolo virtuoso, favorendo una cittadinanza consapevole. La proposta vincitrice del nostro concorso di idee.
Ci ha lasciato Fabio Ranchetti, voce libera del pensiero economico, uomo di cultura e docente appassionato. Grande il vuoto che lascia tra gli amici e i colleghi. Un articolo per ricordarlo.
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Nel lungo periodo di transizione al solo contributivo, il nostro sistema previdenziale ha continuato a essere un buon affare per tutti coloro che ricevono una pensione. Lo è soprattutto per chi ha lasciato presto il lavoro. Lo dicono i dati di una ricerca.
La scadenza della sperimentazione di quota 100 è un passaggio delicato in termini sociali, politici e finanziari. Ma può anche essere l’occasione per dare una risposta organica alla forte domanda di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro.
A pochi giorni dal voto in Emilia-Romagna in Tv si è discusso di addizionali Irpef e qualità della sanità nella regione guidata dal Pd Bonaccini e nel Veneto leghista. Al fact-checking de lavoce.info risulta che tutti paghino almeno un po’ di addizionale Irpef e che la qualità nella cura della salute sia la stessa nelle due regioni.
La riduzione del cuneo fiscale per i dipendenti della finanziaria 2020 (3 miliardi subito, 5 nel 2021) entra nel vivo. Il meccanismo ipotizzato – portare gli 80 euro di Renzi a 100 – rischia però complicazioni e iniquità. Meglio sarebbe ridurre le tasse nell’ambito di una riforma complessiva dell’Irpef.
Torniamo a parlare di pensioni per ricordare che quota 100 crea uno “scalone” di cinque anni tra i nati fino al 1959 e quelli dal 1960 e apre un buco nei conti dell’Inps. Dare flessibilità di uscita dal lavoro in modo equo si potrebbe, applicando all’intero calcolo pensionistico il metodo contributivo.
Mentre la macchina della propaganda dell’ex ministro Matteo Salvini rinfocola il terrore della “invasione straniera” dell’Italia, considerazioni economiche, demografiche ed etiche sottolineano sia l’utilità degli immigrati sia il loro diritto a integrarsi. Eppure sulla cittadinanza abbiamo le regole più restrittive d’Europa.
Con l’indice composito di trasparenza (Cti) si può misurare quanto le amministrazioni pubbliche sono “case di vetro” per i cittadini. Da una ricerca su 524 comuni italiani emerge che – per cambiare! – il paese è spaccato tra Nord e Sud. Ma non mancano le sorprese. E sempre in tema di trasparenza, un settore in cui le regole su tariffe, manutenzioni e conti dei concessionari sono opache è quello delle autostrade. Ma è il momento dei controlli rigorosi alla luce del sole. Il che non vuole dire mettere tutto in mano all’Anas, azienda di ignote virtù.