La pandemia ha determinato un forte aumento del risparmio delle famiglie italiane. Chi poteva permetterselo ha risparmiato, anche per fronteggiare eventi inattesi. Acuita da incertezze sanitarie ed economiche, l’attitudine potrebbe persistere nel tempo.
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I rimborsi fin qui erogati ai risparmiatori dal fondo di solidarietà sono in prevalenza di piccola entità. In alcuni casi, però, l’importo è rilevante. E induce a chiedersi se sia opportuno rimborsare anche investitori con elevate capacità finanziarie.
Dal 22 agosto, i risparmiatori che hanno subito un danno dalla sottoscrizione di titoli delle banche liquidate possono chiederne il rimborso. Resta però qualche perplessità, soprattutto per quanto riguarda i requisiti indicati per ottenere l’indennizzo.
L’educazione finanziaria ci riguarda da vicino, come risparmiatori e come cittadini. L’Italia ha un basso livello di competenze finanziarie e solo da poco ha una strategia nazionale. È un primo passo per recuperare il ritardo rispetto agli altri paesi.
La legge di bilancio 2019 ha istituito il Fondo indennizzo risparmiatori per le vittime dei recenti dissesti bancari. A molti risparmiatori e ad alcuni politici non basta. Ma le erogazioni quasi automatiche rischiano di essere ingiuste e inapplicabili.
Borsa in caduta e prezzi delle obbligazioni in discesa: una patrimoniale nascosta, che influenza negativamente tutta l’economia italiana. Ma in pochi se ne accorgono perché questi investimenti riguardano una fascia ristretta di risparmiatori.
Il lavoro lampo della Commissione parlamentare sulle banche ha portato a qualche risultato. Forse inevitabili le divisioni elettoralistiche, ma almeno due i punti condivisi. Consob e Bankitalia devono collaborare. E la tutela dei risparmiatori deve essere sostanziale, non solo rimanere lettera morta nella Costituzione.
Anche il M5s ha la sua riforma dell’Irpef. Con la riduzione da cinque a tre aliquote perdono le famiglie dei dipendenti a basso reddito e guadagnano autonomi e pensionati. E l’ampliamento della no-tax area fa perdere gettito.
I “figli di” partono con un vantaggio. Ovunque ma soprattutto in Italia. Anche nella politica locale. Un’analisi approfondita dei dati degli ultimi 30 anni mostra che i figli di sindaci imparano presto il mestiere di candidati e hanno una maggiore probabilità di essere eletti. Ma non governano né peggio né meglio degli altri.
Parliamo di big data e della loro utilità per profilare gli utenti attraverso le loro scelte. Un modo pratico di farlo è rappresentato dai “recommender system” che usano l’intelligenza artificiale per dare una audience a prodotti di nicchia e per fidelizzare gli utenti di una piattaforma. Ne beneficiano provider come Netflix.
Prezioso servizio gratuito del sistema sanitario, lo screening per il tumore al seno, viene spesso utilizzato da un insufficiente numero di donne. Come aumentare le adesioni? Un esperimento con lettere d’invito differenziate dice che la risposta aumenta se si sottolineano i rischi della mancata partecipazione.
Le famiglie tengono i risparmi nei depositi e le banche, prese tra stringenti requisiti patrimoniali e rischi di liquidità, investono in titoli di stato invece di erogare nuovo credito. Una combinazione che non aiuta la ripartenza dell’economia.
Servirebbe anche in Italia una autorità che abbia come specifico obiettivo la protezione del risparmiatore sull’esempio degli Stati Uniti? È una delle domande a cui cerca di dare risposta l’ultimo libro di Luigi Guiso (Università Bocconi Editore). Ne proponiamo qui un capitolo.
Le banche hanno inventato un modo ingegnoso per nascondere ai clienti le commissioni di entrata in alcuni tipi di fondi comuni. Per il sistema nel suo complesso, si tratta di entrate miliardarie, alle quali non corrisponde alcun beneficio per i risparmiatori. Commissione di collocamento o di uscita.