Un ordine del giorno della Camera punta a differenziare i salari in base al loro potere d’acquisto, almeno nel pubblico. La proposta non è esente da critiche. Ma potrebbe essere un punto di partenza per adeguare il reddito alle esigenze di consumo.
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Le politiche retributive delle imprese possono influire sul divario salariale di genere, come mostra uno studio. Ora, se applicata correttamente, la direttiva sulla trasparenza retributiva può avviare un processo virtuoso di informazione e cambiamento.
L’ipotesi di un rientro soft dall’inflazione, in alternativa a una recessione, non è ancora un fatto scontato. Molto dipenderà dalle politiche monetarie del 2024, che a loro volta saranno condizionate dall’andamento dei prezzi e dalle dinamiche salariali.
Le principali banche centrali continuano ad aumentare i tassi. Per tenere sotto controllo l’inflazione, politiche fiscali redistributive, industriali e della concorrenza coordinate fra loro potrebbero ora dimostrarsi più efficaci della politica monetaria.
I giornali hanno ripreso una ricerca sui salari in alcune province. I numeri sono spropositati, ma non c’è stato alcun controllo con fonti più affidabili. Produzione e recezione acritica di statistiche come queste non aiutano nell’analisi dei problemi.
La riforma Fornero ha introdotto sgravi contributivi per le imprese che assumono donne. Lo strumento è capace di promuovere la domanda di lavoro femminile e la crescita delle imprese. Ma il beneficio non è condiviso con le lavoratrici attraverso i salari.
Non sempre si riesce ad adeguare le retribuzioni all’aumento effettivo del costo della vita. Lo strumento elaborato dalle parti sociali, l’indice Ipca, ha infatti il difetto di non registrare la dinamica dei prezzi dei beni energetici importati.
Secondo gli ultimi dati, il mercato del lavoro Usa è in crescita. Però, i livelli pre-pandemia non sono ancora stati recuperati e rimangono i divari etnici e di genere. Presto per dire se lo sbilanciamento tra domanda e offerta di lavoro è solo passeggero.
Quanti sono i lavoratori poveri in Italia? E quali sono le loro caratteristiche? In uno studio l’analisi di un fenomeno in crescita, anche per la deregolamentazione dei contratti. I più penalizzati sono i “soliti noti”: donne, giovani e chi lavora al Sud.