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Che cosa ci insegna la rilevazione Pisa

L’indagine sulle competenze dei quindicenni dà indicazioni chiare sui punti di forza e sulle fragilità dei sistemi scolastici. Il quadro per l’Italia è preoccupante. Servono politiche educative più mirate, che puntino sulla qualità degli insegnanti.

Italia bocciata all’università

L’Italia è uno i paesi più attenti all’educazione pre-scolastica. Ma già a 15 anni gli apprendimenti sono sistematicamente inferiori alla media Ocse. Nell’università investiamo poco e pochi sono i laureati. Manca del tutto l’istruzione degli adulti.

Il Punto

Maurizio Landini ha lanciato – il primo maggio – un appello all’unità sindacale, invitando Cgil, Cisl e Uil a mettere da parte le contrapposizioni del passato. Ma la sua visione tutta conflittuale dei rapporti lavoratori-impresa non è la stessa delle altre associazioni. Fare un solo sindacato non sarà facile né oggi né domani. Di sicuro, per le organizzazioni dei lavoratori è urgente rinnovarsi. Per arginare la frana di iscrizioni, soprattutto dei giovani.
I sovranisti vogliono “monetizzare” i debiti pubblici negando che ciò possa causare inflazione. Citano il Qe della Bce che ha immesso denaro senza far salire i prezzi. Dimenticando che se la liquidità rimane a riserva nei bilanci bancari non c’è vera “creazione di moneta”. Ed è quindi normale che non ci sia inflazione.
Mentre “quota 100” peggiorerà il precario equilibrio del nostro sistema previdenziale, dal confronto della spesa pubblica italiana con quella di Francia, Germania e Spagna si vede che spendiamo già più di loro per le pensioni (oltre che per pagare gli interessi sul debito). E il divario è destinato a salire. Per quanto riguarda la Spagna, appena uscita dal voto politico, forse è proprio grazie al buon andamento dell’economia se un partito storico – il Psoe – si è guadagnato una maggioranza relativa alle Cortes arginando movimenti populisti e sovranisti.
Nel territorio intorno a una università lo sviluppo sociale, economico e culturale risulta più stimolato che altrove. Soprattutto se l’ateneo è efficiente, perché promuove lo sviluppo di nuove idee. E c’è un effetto moltiplicatore della crescita nelle aree già a elevato sviluppo.

Dove c’è una università efficiente, c’è crescita

La presenza di una università contribuisce allo sviluppo sociale, economico e culturale di un territorio. Tanto più se l’ateneo è efficiente, perché stimola lo sviluppo di nuove idee e opportunità. Effetti maggiori dove il livello di sviluppo è già alto.

Plagio accademico, una pessima abitudine italiana

In Italia chi copia articoli scientifici per ottenere titoli di studio o vincere concorsi non subisce grandi conseguenze. E infatti da noi il plagio è più diffuso che altrove. Potrebbero servire organismi indipendenti in grado di far rispettare le regole.

Dalla laurea alla start-up

Come agevolare il processo di trasferimento di conoscenza dall’università all’industria? L’obiettivo è sviluppare un modello che superi la scarsa attenzione ai fabbisogni del mercato, sostenendo spin off e start up fondate da laureati e dottori di ricerca.

Dopo la crisi, si torna all’università

Sale il numero dei laureati e quello delle immatricolazioni, mentre calano gli abbandoni: sono le buone notizie del Rapporto Anvur 2018. Diminuisce così il nostro ritardo rispetto agli altri paesi europei. Mancano però dati sulla qualità della didattica.

Il Punto

Per coprire il buco di 50 miliardi che la flat tax aprirà nei conti dello stato il governo pensa alla “pace fiscale”. Una sanatoria modulata per tipo di contribuente e di morosità da cui entreranno – se va molto bene – 10 miliardi in due anni.
Il nuovo governo spagnolo a maggioranza femminile fa risaltare la – purtroppo non nuova – scarsa presenza di ministre in quello italiano (sono solo 5 su 18). Una mancanza di attenzione politica confermata dalla vaghezza delle proposte su divari di genere e famiglia nel contratto-programma del governo Lega-M5s. E manca di una visione anche il capitolo del programma sull’università. Un frullato di richieste condivisibili (come di aumentare le risorse) e discutibili (la riforma dell’Anvur in nome di cosa?). Senza l’analisi di cosa schiacci l’Italia in fondo alle classifiche Ocse per numero di laureati. Un altro punto del contratto di governo è quello di frenare il trasformismo, i cambi di casacca dei parlamentari. Ma il vincolo di mandato per gli eletti stravolgerebbe la Costituzione. Mentre basterebbe cambiare i regolamenti delle due Camere.
Quella di Alitalia è una delle patate bollenti passate da Gentiloni a Conte. Al collasso dell’azienda si aggiunge la quasi certa violazione delle regole Ue sugli aiuti di stato con i 900 milioni di prestito ponte (troppi e poco efficaci) erogati dal governo precedente. Serve un immediato intervento.

Maria Cannata risponde ai commenti al suo intervento “Mini-Bot o Ccf: la grande illusione

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All’università manca un progetto

Nel contratto-programma di governo ci sono diverse proposte condivisibili su università e ricerca, che però non definiscono un’idea organica dell’istruzione terziaria nel nostro paese. Bene partire da un aumento delle risorse, ma non basta.

Ma l’ascensore sociale è bloccato fin dalla scuola*

L’origine sociale non è una condanna, ma le statistiche dicono che la probabilità di ottenere una laurea è spesso legata al fatto di avere genitori a loro volta laureati. Come altri paesi, l’Italia dovrebbe introdurre l’università professionalizzante.

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