Proseguono i negoziati per il trattato transatlantico di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti. Un accordo potrebbe avere rilevanti ricadute economiche e portare a standard normativi comuni. Ma non mancano i rischi. In primo luogo, per la sovranità nazionale e l’occupazione
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Mercoledi 15 aprile, In quasi 200 città degli Stati Uniti migliaia di lavoratori “a basso salario”, o low-wage workers, hanno scioperato, durante una giornata di protesta nazionale nell’ambito della campagna #fightfor15. “Fifteen” sta per i 15 dollari all’ora che i lavoratori chiedono come salario minimo, un aumento stellare rispetto all’attuale salario minimo federale di 7,25 dollari, in realtà superato, in genere di poco, in quasi tutti gli stati.
Alla Casa Bianca Renzi parla anche d’investimenti. Le multinazionali americane sono i più grandi investitori esteri in Italia, benché in calo negli ultimi anni. Nel resto d’Europa invece hanno continuato a creare posti di lavoro. Aumentano i lavoratori americani che hanno un padrone tricolore.
Negli ultimi anni il divario tra il tasso di crescita italiano e quello degli Stati Uniti è stato notevole. Le cause sono sia strutturali sia congiunturali. Ora, la congiuntura fa sperare che il differenziale si possa ridurre nel prossimo futuro. A patto di rispettare gli impegni sulle riforme.
A sorpresa è arrivata l’intesa Usa-Cina sulla riduzione delle emissioni, con il gigante asiatico che per la prima volta accetta il principio di limitare le proprie. Crescono così le possibilità di un vero accordo globale sul clima. Ma alle parole devono seguire i fatti, soprattutto a Occidente.
Bene guardare a cos’hanno fatto Stati Uniti e Gran Bretagna durante la Grande recessione. Con politiche fiscali espansive, entrambi hanno lasciato che i loro deficit crescessero in un solo anno a livelli tra il 6 e il 7 per cento del Pil, riducendo tasse e aumentando le spese. In un secondo tempo le variazioni sia di spesa sia di entrate sono state riassorbite. Si può fare questa politica nell’Eurozona? Un nuovo intervento nel confronto su come evitare la stagnazione europea pubblicato su questo sito.
Ogni anno gli enti locali e una miriade di agenzie pubbliche elargiscono alle imprese sussidi per miliardi. Le vere cifre sono un mistero. La certezza è lo spreco di soldi dei contribuenti. Abbiamo ricostruito i mille rivoli di denaro che escono sotto questa forma dalla Regione Lazio. Un nuovo Dossier, pieno di (brutte) sorprese.
Si fermano di nuovo i negoziati del Doha Round e la credibilità politica del Wto ne esce malconcia. Perché c’è una presa d’atto che l’approccio multilaterale è probabilmente impercorribile. Per noi è in ballo la protezione della qualità dei nostri prodotti agro-alimentari, a cominciare dai vini.
Hanno fatto bene gli scozzesi a respingere l’indipendenza dalla Gran Bretagna. Se avesse vinto il “sì” le loro prospettive economiche sarebbero state devastanti. Come abbiamo spiegato in un articolo che riproponiamo.
Due nuovi ingressi in redazione: Maria De Paola e Gilberto Turati, che i lettori de lavoce.info già conoscono attraverso numerosi loro interventi. Ci daranno contributi originali e di alto livello: la prima soprattutto sui temi dell’istruzione e dell’economia di genere, il secondo prevalentemente nell’area della sanità e dei conti pubblici. A Maria e Gilberto un caloroso benvenuto.
La crisi economica del nostro paese trova origine anche in una filosofia di vita che porta gli italiani a privilegiare il buon vivere rispetto al lavoro? Un confronto tra i primi risultati che emergono da google.it e da google.com fa nascere il sospetto che non si tratti solo di un luogo comune.
Quanto influiscono le variazioni del livello di incertezza sull’andamento della crescita economica? Circa un terzo dell’aumento del tasso di disoccupazione Usa negli anni della crisi potrebbe essere imputabile alla maggiore incertezza registrata nel periodo. Una lezione per l’Italia.
Il principio di net neutrality, cardine del modello di Internet aperto che conosciamo, è stato recentemente rimesso in discussione da una Sentenza della Corte di Columbia. Un’analisi economica dell’evoluzione della rete. Questione che anche l’Europa prima o poi dovrà affrontare.
Nel discorso sullo stato dell’Unione, Obama ha fatto importanti proposte di politica sociale. Che però avranno un’efficacia limitata. Nessun accenno al livello di diseguaglianza che è in continua crescita. Il rischio è che si traduca in minori opportunità per le future generazioni.