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LO “SPREAD” DELLA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE

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Si accentua la differenza tra disoccupazione giovanile e disoccupazione totale: lo “spread” è salito a 2600 punti base. Nel mese di marzo 2012, infatti il tasso di disoccupazione si è attestato, secondo stime provvisorie, al 9,8 per cento. Il tasso di disoccupazione giovanile si è attestato invece al 35,9 per cento, in aumento di 2 punti percentuali rispetto a febbraio.

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11 commenti

  1. Giorgio

    E con questo grafico, senza tanti sofismi e teoremi, si dimostra che la flessibilità serve solo a scaricare le fasi negative del ciclo economico sui lavoratori.

  2. Felice Di Maro

    Ottimo il grafico. Ma naturalmente non basta! Se il 36% circa dei giovani non lavora è naturalmente un dato negativo. Ma il 64% che lavora come viene classificato? Cerchiamo di vedere anche l’aspetto al contrario e di conoscere le modalità di partecipazione al lavoro, quando il lavoro è disponibile per i giovani. Si tenga conto che bar, anche ristoranti, discoteche e tutta una serie di locali vari utilizzano solo manodopera giovanile. Nei decenni passati, quando io ero giovane s’intende, mi impegnavo per tutta la società. Oggi i giovani pensano solo a se stessi. Non leggo mai un loro intervento per altri soggetti, ad esempio i pensionati che hanno avuto una diminuzione di pensione grazie al prof. Monti.

  3. P. Magotti

    Il grafico, sarebbe ancora più esplicativo se introducesse la disoccupazione dei “vecchi”, sarebbe una linea praticamente piatta. Gli over non sono stati neanche quasi toccati dal problema.

  4. Piero

    Finalmente Monti ha capito che il problema della crisi sta in Europa, oggi afferma in Europa troppo rigore e poca crescita, ma fino ad oggi e’ stato prono alla Merkel con la storiella di fare i compitini a casa propria, se Monti non spinge sulla Merkel pubblicamente affinché la Germania cambi indirizzo alla politica Bce non si esce dal problema. Speriamo in Giavazzi che ha ben chiaro il problema e la sua soluzione.

  5. enzo sansone

    In tempi di crisi e di perdita di posti di lavoro si licenzia chi è più facile licenziare. In altri paesi e in altri tempi toccava agli immigrati/stranieri o comunque ai discriminati per razza o sesso svolgere questo “ruolo sociale” e permettere alla comunità di usufruire di un ammortizzatore sociale di tipo “umano”. Nel bel paese tocca ai giovani ad essere sacrificati (per primi?) al fine di permettere ai più vecchi ai più garantiti ai meglio retribuiti e con una pensione in prospettiva di mantenere il posto fisso.

  6. luca

    Credo che sia ormai datato il concetto di “disoccupazione giovanile” intenendosi per tale quella degli under 25. Dico datato perchè in passato intorno ai 25 anni di età si lasciava casa. Al giorno d’oggi a 30 – 35 anni ancora tanti vivono in casa con i propri genitori a causa della precarietà lavorativa. L’incremento del dato della disoccupazione “giovanile” è dovuto a mio avviso alla congiuntura economica che spinge le famiglie ad investire sullo studio. Se io ho una laurea in economia, e con quella il massimo che ottengo è un posto di commesso da abercrombie & fitch, investo nel master o nell’mba (saranno utili poi?), nella speranza di poter trovare un lavoro più in linea con le mie qualifiche e le mie aspettative economiche. L’impoverimento della popolazione ha questo controaltare. Se in passato l’educazione di alto livello era appannaggio di pochi, con l’incremento dei corsi di laurea, lo spezzatino delle facoltà, i 3+2 e 4+1, ormai si investe in istruzione, con la conseguenza che il figlio dell’operaio diventa laureato in economia, così come il figlio del commercialista. E se prima c’erano 3 commercialisti ora ce ne sono 300.

  7. luca

    Egregio sig. di maro, ciò che lei scrive è sacrosanto, ma tenga presente che noi “giovani” (mi inserisco nella categoria anche se ho ormai 30 anni e da oltre 3 anni “lavoro” con uno “stipendio” tale da non coprire neppure le mie spese mensili – sono uno dei tanti lavoratori a partita iva che percepiscono un netto da stagisti pur avendo lauree e master vari) non siamo tutelati da nessuna organizzazione sindacale come invece i pensionati. La realtà è che non esiste nessuno che ci rappresenti e che organizzi manifestazioni di protesta vere, continuate e durature. Perchè se i lavoratori under 30 e con stipendi da fame incrociassero tutti le braccia per un mese il paese crollerebbe.

  8. michele

    Sono perfettamente d’accordo con il Sig.Magotti: l’aumento della disoccupazione è praticamente sobbarcato dai giovani. In quest’ottica va interpretata anche la differenza con la Spagna: li la popolazione è più giovane e perciò la disoccupazione totale è più alta.

  9. BOLLI PASQUALE

    La disoccupazione giovanile italiana è il frutto delle scelte sbagliate della nostra politica. E’ pur vero che il fenomeno non è solo italiano ma mondiale, ma da noi si presenta con un tasso veramente drammatico;le scelte politiche italiane attuate,da decenni, dalla destra e dalla sinistra sono state o assenti, o sbagliate e hanno generato notevoli squilibri nella nostra società. I danni derivano da sbagliate pianificazioni nei campi:della Pubblica Istruzione, Agricoltura ed Artigianato. Nel nostro paese abbondano laureati e diplomati di tutte le discipline con competenze spesso più generiche che professionali, che restano senza lavoro. Per l’illusione di essere un popolo culturalmente evoluto abbiamo creato solo disoccupazione.Le non scelte nel campo dell’agricoltura hanno generato, per la non economicità del settore, la fuga degli addetti e la desertificazione del nostro territorio. Stessa sorte ha subito l’artigianato. Quando ci renderemo conto che artigiani ed agricoltori non possono fronteggiare i notevoli oneri previdenziali e ricorrono al lavoro sommerso? Per queste non politiche abbiamo tantissimi laureati e diplomati disoccupati e pochi artigiani ed agricoltori.

  10. SAVINO

    Chi ha la fortuna di avere un lavoro fisso da anni deve imparare ad apprezzarlo di più.

  11. Andrea

    Ho il fondato sospetto che il grafico sia sostanzialmente scorretto. Se non i sbaglio i dati della disoccupazione totale comprendono solo “chi cerca lavoro” ed esclude, ad esempio gli “Sfiduciati”, mentre la giovanile rappresenta tutti quelli che non lavorano, compresi gli studenti !! Si può forse sostenere che, indicando una modifica temporale dello spread il grafico sia comunque valido, ma, secondo me da indicazioni inutilmente “drammatiche” sulla disoccupazione giovanile.

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