Fissare uno standard minimo europeo per il lavoro su piattaforme potrebbe essere l’occasione per introdurre una figura intermedia tra lavoro dipendente e autonomo. Ma la proposta di direttiva lascia troppo margine di manovra agli stati.
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L’aumento delle dimissioni ha acceso i riflettori sulle scelte dei lavoratori nel mondo post-Covid. Nel nostro paese la crescita è determinata da una ripresa della domanda di lavoro. Mentre per ora non si vedono segnali di ricollocazione settoriale.
Il protocollo del 7 dicembre non contiene novità rispetto alla legge che da quattro anni disciplina il lavoro agile. Ma è il primo accordo interconfederale che riconosce esplicitamente il ruolo centrale della contrattazione tra azienda e dipendente.
I centri per l’impiego sono pochi e sottodimensionati rispetto a una domanda di servizi in aumento. Il personale non ha le giuste competenze per svolgere le necessarie attività di orientamento e collocamento. Si dovrebbero assumere case manager.
La pandemia ha colpito le economie locali in modo diseguale. E con una geografia inaspettata. Non è nelle zone storicamente considerate vulnerabili che l’occupazione scende di più e neanche nei territori dove l’emergenza sanitaria è stata più grave.
Disoccupazione diffusa e imprese che non trovano lavoratori. È un fenomeno che in Italia si manifesta da tempo, forse determinato in parte da un salto di qualità dell’industria, che ora cerca competenze più alte. Uno sguardo ai dati definitivi per il terzo trimestre, usciti il 14 dicembre.
Per vari motivi il mercato del lavoro Usa non è ancora tornato sui livelli pre-Covid. Le aziende rispondono offrendo salari più alti e benefit, mentre il governo federale allenta alcuni vincoli. Ma il pre-requisito è mettere sotto controllo la pandemia.
Secondo gli ultimi dati, il mercato del lavoro Usa è in crescita. Però, i livelli pre-pandemia non sono ancora stati recuperati e rimangono i divari etnici e di genere. Presto per dire se lo sbilanciamento tra domanda e offerta di lavoro è solo passeggero.
Le modifiche del governo al reddito di cittadinanza prevedono condizioni più stringenti per i beneficiari, in particolare se rifiutano una “offerta congrua” di lavoro. Ma ai disoccupati andrebbero offerti servizi, come quelli contenuti nel Programma Gol.