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Pensioni: la flessibilità passa dal calcolo contributivo

La scadenza della sperimentazione di quota 100 è un passaggio delicato in termini sociali, politici e finanziari. Ma può anche essere l’occasione per dare una risposta organica alla forte domanda di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro.

Italia in ritardo nelle politiche attive

L’Italia spende in politiche attive meno di quanto spenda per quelle passive. Invece un sistema efficace di flexicurity richiede investimenti nei servizi per l’impiego e nella formazione. E con programmi specifici per le categorie più svantaggiate.

Quota 100, un regalo ai baby boomer maschi

Quota 100 abbasserà l’età media di pensionamento di un anno e mezzo nel privato. E costerà 22 miliardi. Ne vale la pena? La flessibilità in uscita dal mercato del lavoro può servire, ma così è solo un favore a una specifica categoria di lavoratori.

Effetto Jobs act: cosa dicono i dati*

Uno studio analizza in modo scientifico e rigoroso gli effetti del contratto a tutele crescenti su assunzioni e licenziamenti. Ha certo reso più flessibile il mercato del lavoro e aumentato la mobilità di imprese e lavoratori. E l’occupazione è aumentata.

Il Punto

Durante la crisi degli ultimi anni sono cambiati i rapporti di forza nelle famiglie, dove, nell’8,5 per cento dei casi, la donna è la “breadwinner”, l’unica a portare a casa un reddito. Eppure, anche quando nella coppia la donna è la più istruita, sono rari i casi in cui il suo reddito da lavoro supera quello del partner. Uno sbocco professionale classico delle laureate rimane l’insegnamento, specie nella scuola primaria e secondaria. In tutti i paesi Ocse e ancor più in Italia. All’università, invece, le docenti sono meno della metà (il 40 per cento da noi). Segni di un mercato del lavoro ancora squilibrato per genere.
La crisi ha lasciato un profondo disagio anche tra le categorie sociali, sul ceto medio prima di tutto. All’interno del quale, a differenza del passato, i lavoratori autonomi (soprattutto artigiani e commercianti) sono ora ben più insoddisfatti degli impiegati.
Il contratto di fornitura di elettricità e gas è così opaco che il 68 per cento delle famiglie preferisce il regime di maggior tutela. Anche perché, se sceglie il mercato libero, finisce spesso per pagare di più. Quando (se) il decreto concorrenza farà passare tutti al mercato, servirà predisporre offerte a protezione dei più deboli.
Abbiamo visto come è stata mal gestita la flessibilità concessa dalla Ue sui nostri conti pubblici. Ora, per stimolare l’economia, è stata proposta un’espansione degli investimenti pubblici nei paesi con un rapporto deficit-Pil sotto il 3 per cento. Indispensabile, però, una accurata preparazione dei singoli progetti.
Brillante economista e – allo stesso tempo – impegnato nella cosa pubblica fino a prendersi la responsabilità di sindaco di una città come Piacenza, Giacomo Vaciago ci ha lasciato troppo presto – a 75 anni – quando aveva ancora molto da dirci con la sua sempre ironica competenza.

Tortuga risponde ai commenti all’articolo “Via i voucher, ma erano utili

Come usare bene la flessibilità sugli investimenti

Per stimolare l’economia europea nel breve termine è stata proposta un’espansione temporanea degli investimenti pubblici nei paesi con un rapporto debito-Pil sotto il 3 per cento. È però indispensabile una accurata preparazione dei singoli progetti.

Il Punto

Nella prima metà dei suoi 60 anni la costruzione dell’Europa è andata avanti con l’integrazione economica che precedeva di un passo quella politica. La crisi della Ue di oggi certifica la fine di questa strategia. Si sarebbe potuto mettere subito in comune modelli di welfare e politiche del lavoro ma ciò non è avvenuto. Oggi si potrebbe riconsiderare (tra chi ci sta) l’idea di federazione di Friedrich von Hayek: un’Europa unita politicamente ed economicamente, ma decentrata e con un potere centrale leggero. Completiamo il Dossier che raccoglie quanto abbiamo pubblicato per celebrare il difficile compleanno del vecchio continente.
Il ritorno dell’inflazione nell’eurozona al 2 per cento va bene ma non basta. L’accelerazione viene da carburanti e alimentari non lavorati, mentre l’inflazione “core” è stabile allo 0,9 per cento ed è anche molto differenziata tra paesi. Per questo la Bce mantiene (e manterrà) bassi i tassi di interesse.
Il governo italiano ha tanto invocato e preteso la flessibilità della Commissione Ue sui nostri conti pubblici ma, una volta ottenuta, l’ha gestita in modo maldestro. Utilizzando lo spazio di manovra concesso per spese correnti anziché investimenti. E ora rischiamo di subire una procedura d’infrazione.
A contribuenti diversi con pari reddito capita di pagare Irpef molto diverse. A seconda che possano utilizzare la cedolare secca sulle locazioni (con aliquote differenti) e altre imposizioni di favore. Spesso istituite per stanare l’evasione ma introducendo iniquità nel sistema. Come si vede dai nostri conti.
A meno di un anno dal varo, il Codice dei contratti pubblici e delle concessioni viene rivisto. Importante che si definisca bene il rating d’impresa. Parametro fondamentale nel punteggio di ogni gara, rappresenta la valutazione di come ogni azienda si è comportata quando ha avuto commesse pubbliche nel passato.

Massimo Baldini risponde ai commenti al suo articolo “Reddito di inclusione, un buon primo passo

Come usare male la flessibilità sugli investimenti

Sugli investimenti pubblici il governo ha fatto previsioni errate e non ha mantenuto gli impegni presi con l’Europa quando ha chiesto la clausola di flessibilità per il 2016. Ma il fatto più grave è non aver saputo usare le risorse per la crescita.

Conti pubblici: qualcuno ci può giudicare

La musica sembra cambiata in Europa per i conti italiani. L’ennesimo sforamento della legge di bilancio 2017 sugli obiettivi precedenti non ha trovato l’atteggiamento benevolo del passato. Anche il rating del debito ne soffre. È arrivato il momento per la spending review sempre rinviata.

E i conti del terremoto arrivano a Bruxelles

Per far fronte all’emergenza sismica il governo ha potuto disporre di risorse aggiuntive, grazie all’ulteriore flessibilità sui conti pubblici concordata con la Commissione. Una piccola discrepanza tra la maggiore flessibilità e quanto effettivamente stanziato.

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