I piani azionari per i dipendenti sono la manifestazione di una concezione meno conflittuale dei rapporti tra imprenditori e lavoratori. Ma finora non riflettono un disegno riformatore organico, che impegni nella sua realizzazione le parti sociali.
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Solo un terzo dei percettori del reddito di cittadinanza in età da lavoro ha maturato contributi previdenziali negli ultimi due anni. Gli altri due terzi sono rimasti esclusi dal mercato del lavoro formale e dalle prestazioni di sostegno connesse.
I percettori di ristori sono un milione in più di coloro che nelle stime di Contabilità sono considerati lavoratori indipendenti e due milioni in più di coloro che si dichiarano tali nelle indagini Istat sulle forze di lavoro. Ma non c’è truffa né errore.
In Italia la retribuzione è fissata da ben 866 contratti collettivi nazionali e nessuno controlla la rappresentatività dei firmatari. La radice del problema è nella Costituzione, ma c’è un modo semplice di risolverlo in un periodo di larghe intese.
Quali sono stati gli effetti redistributivi delle misure di sostegno al reddito sui lavoratori interessati dal primo lockdown? Le simulazioni mostrano la loro efficacia su redditi, disuguaglianze, povertà e crisi di liquidità delle famiglie italiane.
Sull’onda della pandemia e con minori vincoli sul turnover, il governo pianifica nuove assunzioni per rafforzare il pubblico impiego. È però fondamentale capire come attrarre i giovani più capaci e motivati. E come selezionare i profili più adatti.
Le stime sul salario minimo sono molto variabili perché tutto dipende dalla definizione che se ne darà. Servono nuovi studi e ragionamenti prima di procedere con qualsiasi iniziativa. E la proposta di direttiva della Commissione offre un’indicazione.
Tocca alle politiche del lavoro garantire forme di tutela ai lavoratori più deboli e più colpiti dalla crisi seguita alla pandemia. Soprattutto è urgente rafforzare le politiche attive. Ma troppe incertezze frenano gli organismi chiamati a gestirle.
Gli anni Duemila hanno già visto due crisi: la prima è quella finanziaria del 2008-2009, la seconda è quella sanitaria di oggi. Per sostenere il reddito dei lavoratori si è però fatto ricorso a misure diverse. Con riflessi nei dati sulla disoccupazione.
Quest’anno i lavoratori non possono celebrare il 1° maggio in piazza. D’altra parte, c’è poco da festeggiare: con il blocco delle attività, un terzo dei lavoratori italiani è fermo. E sono particolarmente colpite le fasce più deboli della popolazione.