Nell’ultimo anno il tema della sicurezza e dei costi dell’energia è diventato una preoccupazione costante per molte famiglie e imprese. La crisi ci offre tre lezioni. E la consapevolezza che la transizione energetica è su un percorso tortuoso.
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I paesi europei hanno accolto i rifugiati ucraini, garantendo il diritto di protezione umanitaria. Ma la crisi non ha portato a un cambiamento della politica comunitaria sull’asilo. Servirebbe invece una accoglienza diffusa, condivisa e di qualità.
Monitorare l’attività economica in Russia è di notevole importanza per comprendere gli effetti delle sanzioni e predisporre eventuali nuove azioni. Servono però indicatori costruiti senza ricorre ai dati delle fonti ufficiale russe. Ecco un esempio.
Le dure sanzioni imposte dai paesi occidentali dopo l’invasione dell’Ucraina non hanno portato al tracollo l’economia russa. I motivi sono da ricercare in misure inizialmente blande su gas e petrolio, nelle contromosse russe e nel contesto internazionale.
Gli ingenti acquisti di gas naturale per gli stoccaggi, un autunno mite e una forte riduzione dei consumi di energia hanno permesso ai paesi Ue di vivere l’inverno senza razionamenti. Non è detto che nel 2024 le condizioni siano altrettanto favorevoli.
Una guerra nucleare non può essere vinta, semplicemente perché porterebbe alla distruzione dell’umanità. Eppure, si è fatta strada l’idea che si possano usare armi nucleari tattiche, con effetti più limitati. Ma si tratta di un’illusione pericolosa.
Posticipata l’accensione dei riscaldamenti e raggiunti buoni livelli degli stoccaggi, possiamo aspettarci un inverno tranquillo sotto il profilo delle forniture di gas? Molto dipende da come evolverà la situazione. E anche il clima gioca la sua parte.
Le sanzioni contro la Russia sono efficaci o a pagarne il prezzo sono i cittadini europei? Per ora hanno dato risultati le misure finanziarie e personali. Nel lungo periodo Mosca dovrà fare i conti con calo del Pil, minori investimenti e fuga di cervelli.