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Il Punto

La concentrazione di potere nelle mani dei colossi del web non chiama in causa solo l’antitrust ma i nostri stessi equilibri politici e sociali. E le risposte sono più complesse di quanto si creda. Dove finora si sono fatti pochi progressi è nell’attuazione dell’Agenda 2030 per uno sviluppo più sostenibile, a tutti i livelli. E ora il Covid-19 rischia di bloccare tutto. Sono quasi 23 i miliardi stanziati per l’immigrazione dal nuovo bilancio europeo. Ma si tratta di fondi destinati più alla gestione delle frontiere che all’integrazione. Un’occasione persa?
Troppo spesso oggi svolgono un ruolo di vigilanza ma i centri per l’impiego dovrebbero fornire servizi integrati al passo con le diverse esigenze dettate dalla discontinuità lavorativa. La ripresa dei lavori pubblici sarebbe dovuta passare anche dal decreto semplificazione che però ha più l’aspetto di una lista di interventi emergenziali che di una riforma strutturale.

Come sempre, la newsletter de lavoce.info va in vacanza per una ventina di giorni: tornerà il 25 agosto. Il sito continuerà comunque a essere aggiornato con nuovi articoli. Il podcast del Festival dell’Economia invece torna a settembre, ma nel frattempo potete riascoltare tutte le puntate qui. Buon agosto a tutti!

“Un settore pubblico acceleratore di sviluppo”: lavoce.info ha lanciato un concorso di idee, aperto a tutti gli studenti universitari e di dottorato. Per presentare la propria proposta c’è tempo fino al 6 settembre e l’idea vincitrice sarà premiata nell’ambito del Festival dell’Economia di Trento Tutte le info sul sito.

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L’insostituibile valore aggiunto dell’Europa

Un rapporto della Commissione conferma che i fondi europei danno risultati significativi per il miglioramento del benessere dei cittadini. È dunque cruciale avere un’Europa che scandisce obiettivi e priorità di investimento. Con buona pace dei sovranisti.

Ilva: è possibile una fabbrica sostenibile?

Il caso emblematico del dilemma tra tutela dell’ambiente e crescita economica è l’ex-Ilva di Taranto. I numeri su morti e malattie legate alle emissioni dell’impianto sono drammatici. Si può continuare a produrre, ma servono investimenti e tecnologie.

Perché ArcelorMittal vuole lasciare l’Ilva

Il settore dell’acciaio attraversa una fase difficile. Perciò si sono indebolite le ragioni che hanno spinto ArcelorMittal a partecipare alla gara per l’acquisizione dell’ex Ilva. La revoca dello scudo legale ha dato un buon pretesto per uscirne.

Dove c’è una università efficiente, c’è crescita

La presenza di una università contribuisce allo sviluppo sociale, economico e culturale di un territorio. Tanto più se l’ateneo è efficiente, perché stimola lo sviluppo di nuove idee e opportunità. Effetti maggiori dove il livello di sviluppo è già alto.

Cina alla conquista dell’Africa

All’indomani del 7° Forum sulla cooperazione sino-africana, la Cina estende il suo peso in Africa, attraverso finanziamenti destinati a infrastrutture e attività estrattive. Il rapporto diventa così ancora più sbilanciato, a favore del gigante asiatico.

Perché le città cinesi traineranno la crescita globale

Nelle aree metropolitane si concentra una quota molto alta della ricchezza totale e dell’innovazione radicale. Ma se nel 2007 a produrre la metà del Pil mondiale erano le città occidentali, già nel 2025 saranno protagoniste quelle cinesi. L’attenzione di Pechino alle politiche di urbanizzazione.

Crescita al carbonio: paesi “buoni” e “cattivi”

Giusto evidenziare le responsabilità storiche dei diversi paesi e la loro quota attuale di emissioni di CO2. Ma va considerato anche il contributo alla crescita del benessere collettivo. La situazione degli stati europei e di Usa, Cina e India nell’ultimo articolo della “trilogia del carbonio”.

Cooperazione: una riforma lunga vent’anni

È all’esame del Senato la proposta di riforma della cooperazione allo sviluppo. Alcuni passi avanti, ma ancora alcune questioni da chiarire. Prima fra tutte quella dell’annunciato aumento delle risorse a disposizione. Senza dimenticare l’istituzione di una commissione di valutazione.

Molto da rifare per i fondi strutturali *

I fondi europei per lo sviluppo e la coesione nel nostro paese sono spesi poco e male. Colpa dell’eccessiva frammentazione dei progetti, con una distribuzione delle risorse che risponde più a logiche antirecessive e contingenti che a un disegno strategico di quale Italia vorremmo nei prossimi dieci anni.

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