L’accordo Ue-Mercosur produrrebbe benefici rilevanti all’industria europea e un accesso stabile alle materie prime essenziali per la transizione energetica e digitale, con pochi danni per l’agricoltura. Una eventuale rinuncia avrebbe gravi conseguenze.

Un negoziato durato anni

L’accordo di libero scambio tra Unione europea e Mercosur è ancora in bilico, dopo anni di stallo politico. I dati mostrano tuttavia l’importanza e il potenziale economico del mercato sudamericano per l’industria europea, mentre l’accordo introduce tutele per il settore agricolo europeo. L’intesa rafforzerebbe il ruolo economico e commerciale dell’Ue nello scenario globale.

Il negoziato commerciale tra Unione europea e Mercosur, avviato nel 1999 e chiuso politicamente nel 2019, non è mai stato ratificato a causa di divergenze su ambiente e agricoltura. A settembre del 2025 la Commissione ha presentato al Consiglio le sue proposte per la firma e la conclusione dell’accordo.

Da un lato, l’incertezza geopolitica e la necessità di diversificazione commerciale spingono l’Unione all’intesa. Pesano soprattutto le tariffe unilaterali imposte dagli Stati Uniti sulle esportazioni europee. Ma dall’altro, rimangono forti resistenze politiche cosicché alcuni stati, spinti dai rispettivi settori agricoli, remano contro l’accordo. 

Quanto vale oggi il commercio tra Europa e paesi Mercosur

Il Mercosur rappresenta uno dei principali mercati extra-Ue per beni e materie prime. L’interscambio complessivo tra i due blocchi supera i 100 miliardi di euro, con l’Unione che registra un lieve surplus commerciale.

Gli scambi sono altamente concentrati: i Paesi Bassi, grazie al ruolo logistico di Rotterdam, assorbono una larga quota delle importazioni, seguiti da Spagna, Germania e Italia.

I paesi europei che più esportano sono Germania, Italia e Francia.

L’Unione esporta prevalentemente macchinari, veicoli e prodotti farmaceutici, settori nei quali mantiene un vantaggio comparato significativo.

Le importazioni riguardano invece prevalentemente greggio, soia, caffè e pasta di legno. Si tratta di beni di cui l’Unione europea è strutturalmente priva e che vengono utilizzati nei processi industriali.

Emerge quindi una relazione commerciale di tipo complementare. Il Mercosur fornisce prevalentemente beni primari e intermedi non disponibili in Europa. L’Unione europea esporta principalmente beni industriali e a maggiore valore aggiunto.

I dati per l’Italia

Da anni l’Italia registra un saldo commerciale positivo con il Mercosur.

Le esportazioni nazionali si concentrano nei macchinari, veicoli, elettronica e farmaceutica.

Il ruolo delle materie prime

L’accordo prevede l’eliminazione dei dazi sul 91 per cento dei prodotti e comporterebbe un risparmio stimato in oltre 4 miliardi di euro annui di dazi doganali per le imprese europee. Attualmente, infatti, gli esportatori Ue affrontano tariffe fino al 35 per cento sui ricambi auto, al 20 per cento sui macchinari, al 18 per cento sui prodotti chimici e al 14 per cento su quelli farmaceutici.

Un aspetto cruciale dell’intesa, sottovalutato nel dibattito pubblico, riguarda l’accesso alle materie prime critiche. Argentina e Brasile dispongono di risorse minerarie fondamentali per la transizione energetica e digitale europea. Il Brasile possiede circa un quarto delle riserve mondiali di terre rare, indispensabili per la produzione di qualsiasi dispositivo tecnologico. L’Argentina è il paese con le maggiori risorse di litio al mondo, un componente essenziale per le batterie dell’auto elettrica.

L’industria europea trarrebbe un grande beneficio dall’accordo e il conseguente accesso a queste risorse. L’intesa contribuirebbe così a ridurre le vulnerabilità strategiche dell’industria europea. La maggiore integrazione commerciale faciliterebbe l’approvvigionamento di materie prime creando nuove catene di valore e rilanciando la produzione industriale europea.

La firma dell’accordo tutelerebbe anche la foresta amazzonica. Oltre all’impegno al rispetto dell’Accordo di Parigi, il testo include obblighi di tutela della biodiversità e di contrasto alla deforestazione. In particolare, solo i prodotti a “deforestazione zero” potranno entrare nel mercato dell’Ue, una norma applicabile soprattutto a soia, carni bovine, olio di palma, legno, cacao, caffè e gomma.

Infine, l’intesa interviene sulle barriere non tariffarie attraverso norme di semplificazione doganale e convergenza regolatoria. La riduzione dei costi amministrativi faciliterà l’accesso a nuovi mercati per le imprese piccole e medie di entrambi i blocchi.

Agricoltura e resistenze politiche

Il principale ostacolo alla ratifica resta l’opposizione di una parte del settore agricolo europeo, che teme la concorrenza dei prodotti sudamericani. Ma, dopo anni di negoziati, l’accordo contiene un sistema di tutele per il settore molto più articolato di quanto si dice nel dibattito pubblico.

Da un lato, il testo elimina i dazi all’export europeo che arrivano fino al 35 per cento sul vino, 10 per cento sull’olio di oliva, 28 per cento su latte e formaggi. I benefici riguardano gli oltre 3 miliardi di euro di export agroalimentare europeo.

Dall’altro, non è prevista una piena liberalizzazione delle importazioni per le carni del Mercosur. Le carni bovine sarebbero soggette a un dazio del 7,5 per cento, mentre l’esenzione per il pollame verrà introdotta in modo graduale. Sono inoltre fissate quote di importazione per le carni sudamericane: 99 mila tonnellate di carne bovina (1,5 per cento della produzione totale Ue), 25 mila tonnellate di carne suina (0,1 per cento della produzione totale Ue) e 180 mila tonnellate di pollame (1,3 per cento della produzione totale Ue).

Questi volumi rappresentano una quota ridotta della produzione europea e sono soggetti a requisiti sanitari e fitosanitari stringenti. Tutti i prodotti immessi nell’Ue devono infatti rispettare le norme europee in materia di sicurezza alimentare e tutela dei consumatori. Norme che restano invariate e che dovranno essere rispettate anche dai prodotti importati dal Mercosur.

Nel complesso, l’impatto sull’agricoltura sarebbe quindi circoscritto e mitigato da un insieme di strumenti di salvaguardia.

Il prezzo di una bocciatura

Nel complesso, l’accordo Ue-Mercosur produrrebbe benefici rilevanti all’industria europea attraverso la riduzione dei dazi e un accesso stabile alle materie prime essenziali per la transizione energetica e digitale. L’impatto sull’agricoltura sarebbe invece mitigato dalla combinazione di quote, tariffe, standard sanitari e clausole ambientali. Mentre tutto l’export europeo beneficerebbe di tariffe più basse in un mercato di 270 milioni di abitanti.

I benefici non si limiterebbero alle imprese. L’aumento dell’offerta avvantaggerebbe i consumatori con prezzi più bassi a fronte degli stessi standard sanitari e ambientali. L’intesa contribuirebbe infine a rilanciare l’idea stessa dell’Europa come attore globale capace di tenere testa a Stati Uniti e Cina attraverso il libero commercio e il multilateralismo.

Per contro, un eventuale fallimento dell’accordo imputabile alle divisioni interne agli stati membri, rappresenterebbe un’ulteriore sconfitta economica e geopolitica per l’Unione europea, che finirebbe così per auto-limitarsi l’accesso ad altri mercati e a materie prime strategiche.

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