Il decreto legge per il finanziamento del Pnrr rivisto contiene un’operazione di aggiustamento molto complessa. Alla fine la catena di definanziamenti e rifinanziamenti di progetti comporta la necessità di coperture per più di 15 miliardi. Dove trovarli?
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Non è la “secessione dei ricchi” perché le risorse per le materie devolute saranno decise anno per anno dallo stato centrale. Il pericolo per il paese è il moltiplicarsi di norme e burocrazie: può manifestarsi subito, a prescindere dalla stima dei Lep.
A dicembre l’Italia ha registrato un’inflazione più bassa degli altri stati europei. Il ministro Urso ha attribuito il risultato al “carrello tricolore” voluto dal governo. Ma l’analisi dei dati mostra che i prezzi dei beni alimentari continuano a salire.
Con il no del Parlamento alla ratifica delle modifiche al Mes, l’Italia resta isolata in Europa e il nostro sistema bancario privo di un’assicurazione. La via d’uscita potrebbe essere una proposta sul vero punto critico del Meccanismo: la sua governance.
I motivi di alcune modifiche al Pnrr non sono chiari, visto che i progetti erano in via di attuazione. Né sarà facile trovare le risorse aggiuntive necessarie. Le misure legate a RepowerEU potrebbero prevedere elevati sussidi al mondo delle imprese.
Con la decisione della Commissione europea sul Pnrr rivisto, si chiude la diatriba sui progetti attuati dai comuni. Non c’è la totale cancellazione proposta dal governo. C’è invece la conferma degli investimenti in rigenerazione urbana, benché ridotti.
L’ultimo Rapporto sulla finanza pubblica italiana dedica un capitolo all’autonomia differenziata. Una simulazione mostra i limiti del Ddl Calderoli sul finanziamento delle materie devolute. Sarebbe più adeguato uno schema di compartecipazione dinamico.
Per aumentare il gettito e combattere l’evasione, il concordato dovrebbe riguardare solo i contribuenti meno affidabili secondo gli Isa. E dovrebbe essere accompagnato da una credibile minaccia di controlli in caso di rifiuto della proposta.
Il superbonus produce un aumento del debito, che influisce sul percorso di convergenza del rapporto debito/Pil. Ma la riclassificazione di Eurostat fa sì che nella quantificazione del deficit del 2024 i crediti da superbonus non siano contabilizzati.
Italia e Spagna sembrano aver gestito i progetti dei rispettivi Pnrr in modo molto diverso. E se ora Roma chiede di fatto una riduzione dei fondi da impiegare, Madrid punta a un incremento dei finanziamenti, per un’ulteriore espansione degli investimenti.