Non sarà la direttiva europea sul salario minimo a risolvere i problemi della contrattazione collettiva italiana, in particolare quello dei contratti pirata. Il lavoro di monitoraggio e raccolta dati potrebbe però aiutare a fare qualche passo avanti.
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Non è necessario fissare per legge un salario minimo. Lo si può determinare in modo complementare alla negoziazione settoriale. Si potrebbe così dar voce a lavoratori e istanze che oggi non hanno rappresentanza, senza togliere ruolo ai sindacati.
Garantire minimi salariali adeguati è una condizione necessaria ma non sufficiente per arginare il lavoro povero in Italia. Il confronto con altri paesi mostra che per risolvere il problema va rivisto il sistema di sostegno alle famiglie a basso reddito.
Nel 2021, la povertà assoluta in Italia è rimasta stabile: un dato allarmante, considerando i massimi raggiunti nel 2020. Si tratta di un risultato dovuto a forti differenze territoriali, con il Nord in maggiore ripresa.
L’accordo europeo sul salario minimo ripropone il tema della riduzione delle disuguaglianze. Meglio sarebbe, però, diminuire il carico fiscale sui redditi più bassi. Si eviterebbe una rincorsa prezzi-salari e si chiarirebbero le responsabilità politiche.
Raggiunto l’accordo sulla direttiva Ue per “un equo salario minimo”. Non significa l’introduzione di una stessa misura in tutti i paesi Ue. Permetterà però di discutere di riduzione di povertà e disuguaglianze salariali.
La relazione del Gruppo di lavoro sugli interventi e le misure di contrasto alla povertà lavorativa in Italia traccia un quadro del fenomeno, indicando il numero dei lavoratori più a rischio. All’analisi affianca un pacchetto di proposte di riforma.
Come è andata la Cop26? Al di là degli annunci, appare sempre più chiaro che riunioni con più di 190 paesi presenti permettono a tutti di far sentire la propria voce. Ma la discussione sulle misure concrete deve probabilmente essere condotta in un consesso più ridotto. E il G20 è il candidato naturale.
La legge di bilancio prevede varie modifiche al reddito di cittadinanza. Ma non sono quelle contenute nelle dieci indicazioni del comitato scientifico di valutazione della misura. Più che rimediare alle vere criticità del Rdc, il governo sembra aver dato ascolto a una narrazione sui beneficiari che non trova riscontro nei dati. Un esempio di stretta sul Rdc dal valore puramente simbolico sono le sanzioni previste per chi non accetta una “offerta congrua” di lavoro: nessun centro per l’impiego è infatti in grado di proporla. Per favorire un processo complesso come l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, andrebbero utilizzate bene le risorse messe a disposizione da progetti come il Programma Gol. Invece, soprattutto le regioni del Sud rischiano di perderle per scarsa capacità di progettazione.
Per aumentare i salari italiani troppo bassi c’è chi propone di introdurre un livello minimo legale. Se l’obiettivo è di tipo redistributivo, meglio allora pensare a una riduzione dell’Irpef per i lavoratori con bassi redditi. Intanto, nel privato e nel pubblico, la pandemia lascia in eredità una riorganizzazione del mondo del lavoro. Ma lo smart working può rappresentare una politica di conciliazione famiglia-lavoro e dunque “una politica a favore delle donne”? I risultati di uno studio mostrano che ha effetti negativi sulla salute mentale delle lavoratrici.
Dalle concessioni autostradali a quelle ferroviarie, passando per i trasporti pubblici locali sono molti i temi non ancora affrontati dalla regolazione del settore. Eppure, i casi di successo dovuti all’apertura alla concorrenza non mancano.
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Per ottenere un aumento dei compensi più bassi, il salario minimo legale non è lo strumento adatto. Si dovrebbe invece intervenire sull’Irpef. Il taglio per i lavoratori a basso reddito ricadrebbe sulla fiscalità generale, dunque sui redditi più alti.
Se Quota 100 era un provvedimento iniquo e sbagliato, Quota 102 ne rappresenta una versione “light”. Per garantire flessibilità rispettando l’equità generazionale bisogna partire dal calcolo contributivo. Per salvare l’Inpgi dalla bancarotta, intanto, il governo sta pensando di far confluire la cassa previdenziale dei giornalisti nell’Inps. Ma serve un sacrificio da chi finora ha ricevuto un trattamento speciale.
Le proposte di introduzione di un salario minimo hanno riaperto il dibattito sull’efficacia del sistema italiano di contrattazione centralizzata: il modello attuale fatica ad adattarsi all’eterogeneità delle imprese. Si fa presto, peraltro, a dire salario minimo: come individuare quello ottimale?
Con il Pnrr aumenterà la circolazione di denaro in Italia. Quanto è alto il rischio che parte delle risorse finisca nell’imbuto dell’evasione? L’occasione per digitalizzare una volta per tutte i pagamenti.
Con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale della legge sul voto in Senato per i 18enni, è stato finalmente equiparato l’elettorato attivo delle due Camere. Ma l’attività riformatrice non deve esaurirsi qui.
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