L’aumento dei prezzi e dei costi dell’energia non sembra aver influenzato in modo particolare la dinamica dei posti di lavoro, neanche nelle imprese energivore e gasivore. La cassa integrazione è rimasta su livelli simili a quelli pre-pandemici.
Autore: Edoardo Di Porto Pagina 1 di 2
Professore associato di politica economica presso l’universita’ Federico II di Napoli, fellow del Center for Studies in Economics and Finance (CSEF) e ricercatore affiliato presso Uppsala Center for Fiscal Studies (UCFS). Attualmente in aspettativa è dirigente presso la Direzione Centrale Studi e Ricerche (DCRS) INPS dove si occupa attivamente del programma VisitInps Scholars. Le idee e le opinioni espresse nei suoi articoli sono da attribuire esclusivamente all'autore e non investono la responsabilità dell’Istituto di appartenenza.
I redditi annuali del settore pubblico sono in media superiori di 10 mila euro rispetto a quelli del privato. Perché sono più alte stabilità occupazionale ed età. La differenza è più marcata al Sud. Scarsa la mobilità tra due mondi ben poco interconnessi.
Largamente utilizzate negli ultimi anni, le politiche di incentivazione al lavoro danno buoni risultati di occupazione se prevedono sgravi consistenti e si rivolgono a target specifici. Sulla retribuzione incidono di più le misure rivolte ai lavoratori.
L’esame dei flussi del mercato del lavoro può aiutare a comprendere le trasformazioni del sistema produttivo. Per esempio, consente di analizzare gli effetti della crisi dovuta alla pandemia e di evidenziarne le differenze rispetto ad altre recessioni.
La flessibilità dei contratti a tempo determinato diminuisce in modo significativo la probabilità di trasformazione in tempo indeterminato, con riflessi negativi sui salari, anche nel medio periodo. A pagarne le conseguenze sono soprattutto i giovani.
Quali sono stati i costi dell’attività economica durante la pandemia? Al crescere del numero di lavoratori considerati “essenziali” aumenta il numero di contagi e decessi, seppure in modo diverso fra settori. L’importanza degli investimenti in sanità.
Si dice spesso che ci sono due Italie: il Centro-Nord, più industrializzato e ricco, e il Sud, più povero e caratterizzato da bassa crescita. Ma la geografia della disuguaglianza di reddito è molto più complessa, come mostrano i risultati di uno studio.
Nel dibattito su quota 100 si era detto che la misura avrebbe liberato posti di lavoro per i giovani. Ora un’analisi sui dati individuali delle carriere lavorative degli italiani mostra che gli effetti di “rimpiazzo” della forza lavoro sono stati parziali.
Qualsiasi campagna per ridurre gli incidenti sul lavoro non può prescindere dalla prevenzione e dal rafforzamento dell’attività ispettiva. Cinque anni dopo la sua istituzione è tempo di ripensare all’idea di un unico Ispettorato nazionale del lavoro, il cui fallimento era stato preannunciato.
A più di 70 anni dalla fine del conflitto, gli effetti della Seconda guerra mondiale e delle stragi nazi-fasciste sono ancora visibili in Italia. Uno studio sulle carriere lavorative e pensionistiche e sullo stato di salute degli individui nati in quel periodo.