Le abilità non cognitive diventano sempre più importanti nella formazione e nel lavoro. Quale ruolo può svolgere la scuola nello svilupparle? Bisogna agire sia direttamente sugli studenti in orario scolastico, sia in maniera indiretta su insegnanti e famiglie.
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Se disegnati in maniera chiara, mirati ai giovani laureati e limitati nel tempo, gli incentivi fiscali per il rientro in Italia dei cervelli sono uno strumento utile. Ma vanno affiancati a misure concrete per intervenire sulle cause dell’emigrazione.
Gli studenti fuori sede hanno difficoltà a trovare alloggi a condizioni accessibili, come mostrano le recenti proteste degli universitari di varie città. Per risolvere il problema sono necessarie iniziative mirate, ma anche politiche di più ampio respiro.
Programmi svolti durante i mesi estivi e basati su attività di gruppo, giochi e tutoring personalizzati possono essere una risposta alle perdite di apprendimento, in particolare per gli studenti più fragili. I risultati di una sperimentazione.
Per migliorare la difficile situazione delle residenze universitarie il Pnrr prevede un consistente aumento dei posti letti con finanziamenti per 960 milioni complessivi. Anche a causa di scelte discutibili, sarà difficile raggiungere l’obiettivo.
Il livello di scolarizzazione cresce nel nostro paese. Persiste però il fenomeno dell’abbandono, con un rischio più elevato per i ragazzi delle famiglie più povere. Per contrastare il fenomeno occorre investire nelle varie articolazioni dell’istruzione.
La didattica a distanza durante la pandemia ha comportato perdite di apprendimento tra gli studenti, ma non in modo omogeneo. Le differenze dipendono dagli insegnanti: alcuni hanno utilizzato bene gli strumenti didattici digitali, altri meno.
Avere compagni di scuola con un background migratorio non porta a disuguaglianze educative. Ma concentrarsi solo sugli effetti dei pari fa trascurare altre conseguenze delle scuole segregate. Tanto più laddove il contesto scolastico può variare molto.